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Acero italico
Col nome latino di A. opalus, non si deve intendere probabilmente una sola specie, bensì un gruppo di specie assai affini e talora di difficile distinzione in base ai soli caratteri morfologici. Questo "gruppo" rappresenta uno degli esempi in cui la scienza botanica non è ancora riuscita a stabilire caratteri univoci che consentano una identificazione sicura: del resto, questi casi sono frequenti nelle scienze che si occupano di fenomeni naturali, per i quali spesso si osserva una variabilità continua dei caratteri, che sfugge a ogni schema di classificazione troppo rigido.
Il gruppo di A. opalus comprende piante diffuse nell'Europa meridionale: proprio in Italia si osserva la massima variabilità dei caratteri, per cui l'identificazione è più difficile. Secondo le teorie più recenti, il gruppo comprenderebbe tre specie diverse e cioè A. opulifolium, diffuso, in Italia, sulle Alpi occidentali e nell'Appennino settentrionale; A. obtusatum, distribuito in tutto l'Appennino e in Sicilia e, infine, A. neapolitanum, diffuso soltanto nell'Appennino centro-meridionale: quest'ultima specie è endemica, cioè ha distribuzione molto più limitata rispetto alle specie affini. A parte queste disquisizioni botaniche, si può dire che gli aceri del gruppo opalus sono specie diffuse nei boschi collinari e della media montagna.
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L'acero italico, comune nei boschi collinari, veniva spesso trattato a ceduo per produrre legna da ardere e carbone.
l fiori sono ermafroditi, disposti in corimbi terminali penduli.
Le foglie hanno tre-cinque lobi molto larghi, ad apice ottuso; il margine è grossolanamente dentato: la pagina inferiore è grigio pubescente.
l frutti alati (samare) hanno ali divaricate, lunghe 2,5-4 cm.
Albero di medie dimensioni, con chioma ampia e compatta, rotondeggiante.
Altezza: non oltre 20-25 m.
La corteccia, grigio-bruna, si desquama con l'età.