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Daphne laureola

Laureola

Questo arbusto, dall'aspetto fragile, deve trarre il maggiore profitto possibile dalla poca luce solare che riesce a filtrare nel bosco attraverso il fogliame di querce, faggi e altre piante. Le foglie sempreverdi, spesse e resistenti, che possono sopportare il continuo stillicidio dell'acqua piovana, aiutano l'arbusto ad assorbire gran parte della luce, di cui ha bisogno per crescere, nei momenti in cui gli altri alberi decidui sono spogli. Comincia a fiorire in inverno, prima che la sovrastante nuova copertura di fogliame lo costringa a sopportare, per tutta l'estate, la grande ombra.

Le drupe della laureola, come quelle di tutte le altre Daphne, sono molto velenose, talvolta mortali; non è facile avvelenarsi, dato che questi frutti hanno un sapore bruciante che ha dato alla pianta il nome di "pepe montano". Al pari di molte altre specie velenose, le Daphne sono state largamente usate nella medicina popolare, come rimedio spesso peggiore del male.

In Italia, esistono altre specie di Daphne, di cui alcune a foglie persistenti e altre a foglie caduche. Tutte hanno fiori e frutti più vivacemente colorati della laureola e vengono annoverate come ornamentali. In particolare, ricordiamo D. mezereum, tipica dell'alta montagna, e D. gnidium, che cresce invece nelle zone costiere.

La laureola, arbusto comune nei boschi di latifoglie, vive sui terreni basici e tollera la fitta ombra delle foreste.

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Le drupe nere sono velenose per l'uomo e innocue per gli uccelli che se ne nutrono[x 2].

Il lungo fiore tuboloso contiene gli stami e, sotto, l'ovario [x 4].

I piccoli fiori verdi sbocciano da febbraio ad aprile, in racemi brevi, all'ascella delle foglie superiori. Vengono impollinati da insetti.

Le foglie sono sempreverdi, lunghe fino a 12 cm, coriacee, scure e lucide. Si assottigliano verso la base e, di solito, sono raggruppate alla sommità della pianta.

I piccoli rami eretti sono di solito nudi, tranne che alla sommità. Altezza: fino a 1 m.