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Fillirea
Secondo i Greci antichi, gli dèi crearono quest'albero da una ninfa del mare. Si chiamava Fibra, e la sua bellezza era tale che Cronos, il più giovane figlio del cielo e della terra e padre di Zeus, si innamorò di lei. Per sfuggire all'occhio attento di sua moglie Rea, cosi dice la leggenda, Cronos trasformò Filira e sé stesso in una coppia di cavalli. Dal loro amore nacque il centauro Chirone, metà uomo e metà cavallo. Filira si spaventò talmente per l'aspetto mostruoso di suo figlio, che implorò gli dèi di trasformarla in albero, e le sue preghiere furono accolte.
In Italia ne esiste un'altra specie: P. angustifolia. Le filliree sono diffuse allo stato spontaneo in tutto il bacino del Mediterraneo, dove rientrano fra gli elementi caratteristici della macchia, con mirto, lentisco, corbezzolo, laurotino, leccio.
Nei giardini sapientemente costruiti del secolo XVII, la fillirea veniva potata e costretta in forme ornamentali. Oggi, invece, è solitamente piantata come albero singolo, cui è consentito di crescere liberamente. Si adatta alla maggior parte dei suoli e non viene danneggiata dall'inquinamento atmosferico. Per la sua resistenza ai venti marini, meriterebbe una maggiore valorizzazione come specie per siepi frangivento nelle zone litoranee.
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La fillirea tollera i venti salmastri e può venire usata nei giardini in zone di mare, a protezione delle specie più delicate.
Le foglie sono scure, sempreverdi, lucide sulla pagina superiore, con denti smussati. Le infiorescenze si sviluppano alle ascelle fogliari.
I piccoli fiori bianco-verdastri sbocciano da marzo a giugno.
I piccoli frutti arrotondati diventano porpora e alla fine neri; ciascuno contiene un solo seme.
Nativa delle regioni mediterranee, la fillirea è un albero rotondeggiante, dal fitto fogliame e con minuscole gemme fogliari. Ha un aspetto simile al leccio.
Altezza: fino a 9 m.
La corteccia grigia è liscia o leggermente scanalata.