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Berretta da prete
Il legno bianco, duro e compatto di questo alberello veniva usato nell'antichità per fare i fusi. Le filatrici, di solito ragazze nubili, tenevano la lana grezza in una mano, e la ruotavano sul fuso con l'altra; questa rotazione manteneva le fibre di lana strette e contribuiva a trasformare la lana in filo. Da questo uso del legno deriva, probabilmente, il nome comune di "fusaggine", con cui a volte è indicata questa pianta.
Per gran parte dell'anno la berretta da prete è un arbusto poco appariscente, ma, in autunno, dichiara la propria identità con uno sfoggio di foglie rosso scuro o rosso-rosa e di frutti a quattro lobi, che, a maturità, si aprono mostrando i semi di un colore arancione vivo, del tutto inconsueto. A motivo di questo sfoggio autunnale, questa pianta viene coltivata nei giardini e nei parchi come ornamentale, e da essa sono state tratte alcune varietà molto attraenti. Cresce particolarmente bene su terreni basici.
L'albero emana un odore sgradevole se ammaccato e i frutti sono emetici. Erano usati dalle popolazioni rurali come purgante drastico: uso non privo di pericoli, data la loro velenosità. Nell'antichità, le foglie e i semi, ridotti in polvere, venivano spruzzati sulla pelle dei bambini c degli animali per scacciare i pidocchi.
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La berretta da prete si trova per lo più sporadica, ai margini dei boschi e nelle radure, in collina e in media montagna.
Le foglie verde chiaro sono opposte, sottili e acuminate, con denti piccoli. I minuscoli fiori verdastri hanno petali stretti.
I frutti sono capsule a quattro lobi, che diventano di colore rosso-rosa scuro quando maturano. Esse sono opache, non lisce, e contengono quattro semi di color arancione.
L'albero in inverno
La berretta da prete è un piccolo albero o un grande arbusto, che cresce nei boschi e nelle siepi. Nei parchi si trovano varietà coltivate. Altezza: fino a 6 m.
La corteccia liscia e verdastra diventa poi grigia.
