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Nespolo
Il frutto del nespolo, per secoli, è stato considerato una leccornia. Veniva mangiato dai Greci e dai Romani, che lo dedicarono al dio Saturno, e gli erboristi ritenevano che potesse curare molte malattie, comprese le emorragie, i calcoli renali e i disturbi digestivi.
Il frutto del nespolo è zuccherino-acidulo, polposo; dopo la raccolta, non può essere consumato crudo sin quando non sia ammezzito: deve cioè essere lasciato maturare fino a quando la polpa si ammorbidisce e comincia a marcire, senza però che la scorza mostri segni di deperimento. Se viene lasciato sull'albero, le gelate avvieranno il processo di ammezzimento. Alternativamente, le nespole possono essere raccolte in autunno ed esposte all'aria in luogo riparato, per due mesi circa, affinché si ammorbidiscano. Secondo uno stornello popolare toscano, la nespola è l'ultimo frutto che matura nell'estate e contrassegna quindi l'inizio dell'autunno.
La nespola può essere usata per marmellate, ma l'albero è oggi coltivato a scopi ornamentali. Esiste una forma sterile di nespolo, che fiorisce abbondantemente e deriva da un incrocio tra il nespolo e il Crataegus monogyna. I nespoli giunsero in Italia dal Caucaso, e taluni, sfuggiti alle coltivazioni, si sono inselvatichiti. Crescono bene in tutti i terreni, tranne in quelli molto umidi.
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Diffuso allo stato spontaneo, il nespolo è a volte piantato per i fiori e per il colore rosso-bruno delle foglie, in autunno.
Le foglie sono alterne, finemente dentate verso l'apice, setolose sulla pagina superiore e tomentose sotto. I fiori vistosi e solitari spuntano all'estremità di corti rametti fogliosi all'inizio dell'estate e sono impollinati dalle api.
Il frutto, che matura tra ottobre e novembre, è rotondo e giallo-bruno, con depressione profonda all'estremità, ed è circondato dai grandi sepali appassiti. Il frutto non cade dall'albero dopo la maturazione.
Quest'albero, contorto, è a crescita lenta e a chioma espansa.
Altezza: fino a 6 m.
La corteccia grigio-bruna ha fessure verticali.
