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Corylus avellana

Nocciolo

Il nocciolo è pianta largamente diffusa allo stato spontaneo in tutte le regioni italiane. Il suo nome latino avellana deriva da Avella, centro della Campania, noto sin dai tempi dei Romani per la fiorente attività di produzione di nocciole. Questa pianta viene tuttora estesamente coltivata, per la produzione del frutto destinato al consumo allo stato fresco o alla trasformazione industriale, soprattutto in Campania, Sicilia e Piemonte. L'industria dolciaria utilizza i frutti per la produzione di nocciola», torroni e della pasta gianduia, un sostitutivo della cioccolata, costituito da farina di nocciole con il 15-20% di cacao. Questa pasta venne creata all'inizio del secolo XIX quando, in seguito al blocco dell'importazione delle spezie, voluto da Napoleone, si verificò una penuria di cacao.

I flessibili rami di questa pianta sono stati intrecciati fin dai tempi preistorici, per formare manufatti utili all'uomo. I cespugli di nocciolo venivano tagliati all'altezza del suolo a intervalli, di solito, di sette anni, perché producessero un maggior numero di "verghe", che servivano per le costruzioni.

In campagna, si piantano i noccioli per formare siepi divisorie; a volte si intercalano con essi arbusti spinosi per conferire alla siepe maggiore resistenza.

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In Italia, il nocciolo cresce ovunque ed è straordinario in febbraio, quando è interamente coperto di amenti.

I fiori maschili sono penduli; quelli femminili, minuscoli, hanno rossi stimmi piumosi.

Le nocciole sono il cibo preferito di topi e scoiattoli. Anche colombacci, ghiandaie e fagiani se ne nutrono.

Le foglie, tomentose, sono alterne, con margini seghettati e punta allungata. Sono lunghe e larghe 10 cm e hanno forma variabile. I frutti crescono in gruppi di 2-4 e ciascuno è in parte racchiuso in una cupola di brattee sovrapposte, simili a foglie.

Il tronco del nocciolo capitozzato produce molti fusti. Se non è tagliata, questa pianta può raggiungere i 9 m.

La corteccia, squamosa e marrone, è lenticellata.