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Gli alberi in natura

Il manto vegetale di un territorio è normalmente costituito da piante erbacee, arbustive e arboree. Il diverso rapporto tra queste forme vegetali determina la "fisionomia" della vegetazione. Per esempio, sono categorie fisionomiche il prato, la prateria cespugliata, il cespuglieto, il bosco, ecc. Nell'ambito di una stessa fisionomia (p. es.. un bosco) le formazioni vegetali si differenziano per le specie che entrano nella loro composizione. Nell'ambito dei boschi avremo, per esempio, querceti, faggete, abetaie, ecc. La composizione specifica di una formazione vegetale è determinata dall'azione dei diversi fattori climatici (temperatura, piogge, luce, ecc.) e del suolo. Per ogni combinazione tipica di questi fattori esiste una speciale combinazione delle specie ve-

getali. Perciò, le diverse specie arboree e arbustive che ammiriamo nei boschi sono diverse nelle diverse "zone climatiche".

I fattori che più influenzano sulla distribuzione dei vegetali sono la temperatura e la piovosità; questi parametri variano con l'altitudine e con la latitudine. Perciò, i diversi tipi di vegetazione non sono distribuiti a caso, ma in "fasce" che si susseguono alle diverse altitudini; queste "fasce", inoltre, non si trovano sempre alla stessa quota, ma ad altezze diverse, in dipendenza della latitudine. La conoscenza, dunque, della relazione che intercorre tra ambiente e forma/ioni vegetali permette di "cercare" determinate specie in zone ben precise, escludendone con sicurezza altre.

Le comunità forestali, per la loro complessità e stabilità, sono state da sempre considerate il tipo di vegetazione più significativo per caratterizzare le fasce altitudinali.

Passiamo ora in rassegna le fasce altitudinali del nostro Paese, cercando di illustrare le formazioni vegetali che vi si possono ammirare e di dare una traccia per la ricerca delle specie arboree e arbustive più tipiche di queste formazioni. Per ogni formazione si indicheranno anche alcuni ambienti significativi.

Fascia mediterranea

Nel nostro Paese, la fascia mediterranea si trova alle altitudini inferiori, principalmente lungo le coste. Nell'Italia settentrionale, esiste soltanto lungo i litorali della Liguria, mancando, invece, sul versante adriatico settentrionale. I limiti altitudinali vanno dal livello del mare ai 300-400 m al nord, fino agli 800-900 m nelle zone più calde. Le formazioni arboree e arbusti ve più caratteristiche di questa fascia sono la macchia, le leccete e le sugherete, le pinete di pino d'Aleppo. le pinete di pino domestico. La macchia è una formazione arbustiva tipicamente termofila. La sua composizione specifica è assai variabile; possiamo infatti trovare esempi di macchia assai complessa, in cui entrano un grande numero di specie (lentisco, corbezzolo, mirto, laurotino, oleandro, alaterno, filliree, terebinto, ginepri rosso e fenicio) o tipi costituiti da una sola o da poche specie tra quelle sopra menzionate. La macchia a composizione più complessa si trova in genere nelle aree più favorevoli (per esempio, lungo le coste della Liguria). La macchia dominata quasi esclusivamente dal lentisco, accompagnato a volte dall'olivastro e dal carrubo, è tipica delle zone più calde, come la costa meridionale della Sicilia. La macchia a corbezzolo è assai comune e ben sviluppata sui monti della Sardegna (p. es., nel massiccio del Gennargentu, proposto per un Parco Nazionale). La macchia a oleandro si incontra nei valloni che scendono dalle montagne della Sicilia e della Sardegna (sempre però a basse quote). Gli esempi forse più belli di macchia a ginepri si trovano sulle coste sabbiose della Sardegna occidentale. Nelle zone più fresche della macchia, si può trovare a volte l'alloro, e anche specie tipiche della fascia altitudinale superiore, come la roverella c il frassino minore. Le leccete hanno più o meno la stessa distribuzione altitudinale della macchia, mancando solo nelle zone più aride, e costituiscono le formazioni forestali più complesse di questa fascia. A volte, esistono formazioni di transizione tra la lecceta e la macchia. Il leccio è la specie arborea dominan-

te; nel sottobosco, si possono osservare numerosi arbusti comuni alla macchia. Tra gli ambienti in cui si possono ammirare begli esempi di lecceta ricordiamo il Parco Nazionale del Circeo (LT) e il Parco naturale regionale dei Monti dell'Uccellina (GR); in entrambi questi ambienti, è molto sviluppata anche la macchia. Tra le leccete più annose si ricorda anche quella del Sopramonte di Orgosolo (NU). che però è danneggiata dall'intenso pascolo del bestiame suino.

Un'altra quercia mediterranea, che prospera solo sui terreni silicei, è la sughera. Le sugherete più maestose si ammirano in Sardegna, specie nella Gallura (SS), ed essendo ben curate dall'uomo, hanno l'aspetto di vasti parchi erbosi. Tra le altre sugherete si ricordano quelle di Priverno e di S. Vito (LT) e i boschi Giancola e Casigliano (BR). Nel sottobosco delle sugherete, si ammirano numerose specie della macchia.

Le pinete di pino d'Aleppo si trovano in prossimità del mare, sia sulle coste sabbiose sia su quelle rocciose; il sottobosco è costituito da numerose specie tipiche anche della macchia. Tra le pinete di pino d'Aleppo, su coste rocciose, ricordiamo quelle della costa ligure tra Lerici e la foce del Magra (SP) e quelle del Gargano (FG). Sui litorali sabbiosi, il pino d'Aleppo è stato molto impiegato nei rimboschimenti, per cui è frequente nell'Italia meridionale; ricordiamo la foresta di Pateni-sco-Gallio (TA).

Le pinete di pino domestico sono molto diffuse lungo i litorali sabbiosi del mare Tirreno; tra le più suggestive ricordiamo quelle di Viareggio (LU). di Migliarino-S. Rossore (PI), di Cecina (LI), di Castiglione della Pescaia, Follonica, Alberese (GR), di Castelfusano (ROMA), di Castelvolturno (NA). Sul litorale adriatico, sono famosissime le pinete di Ravenna.

Un aspetto tipico del paesaggio di questa fascia è costituito anche dalle colture arboree mediterranee: ricordiamo le piantagioni di olivi, agrumi, mandorli, fichi, pistacchi (in Sicilia). Un altro tipo di vegetazione antropica (dovuta alla attività dell'uomo) è rappresentato dagli estesi rimboschimenti a eucalipti, frequenti nell'Italia meridionale.

Una vegetazione di transizione con la fascia submontana è rappresentata dalle formazioni di pino marittimo. Questa specie è consociata spesso con piante della fascia superiore e anche col cipresso, specie nella valle dell'Amo, dove si possono ammirare esempi molto pittoreschi di vegetazione con pino marittimo.

Legati a clima abbastanza caldo, ma a una certa umidità anche estiva, sono i cespuglieti di ginestrone, bellissimi quando sono fioriti. Tra le zone in cui si possono ammirare ricordiamo alcune pendici delle Alpi Apuane, sul versante rivolto al mare (MS, LU).

Le formazioni della fascia mediterranea, essendo costituite prevalentemente da specie sempreverdi, sono belle durante tutto l'anno. I periodi in cui divengono più spettacolari sono però la primavera e l'inizio dell'estate, quando la maggior parte degli arbusti è in fiore, o l'autunno inoltrato, quando i frutti maturi formano macchie di colore di bellissimo effetto.

Fascia submontana

La fascia submontana è la zona in cui si possono ammirare la maggior parte delle specie a foglia caduca. Sono compresi in questa fascia i boschi planiziari (della pianura), i querceti caducifogli montani, i castagneti.

I boschi di pianura sono ormai assai rari. Nella loro composizione specifica figurano molte specie comuni con le formazioni delle colline sovrastanti. Vi si possono ammirare la farnia, l'olmo campestre, i tigli, il pioppo bianco, il carpino bianco, il nocciolo, ecc. Tra gli esempi di queste formazioni ricordiamo il Bosco della Fontana (MN). di origine artificiale, il Bosco "Negri" (PV). visitabile soltanto con permesso e il Bosco della Mesola (FE), dove è presente però anche il leccio. Alcuni di questi boschi di latifoglie di pianura si trovano anche nella zona mediterranea, dove la presenza di acqua nel suolo crei condizioni più fresche: ricordiamone alcuni, all'interno delle pinete tirreniche, come quella di Viareggio e la foresta di Sabaudia (Circeo-LT), formati da farnie, farnetti, cerro e carpino bianco.

Un tipo di bosco di origine antropica è rappresentato dai pioppeti, abbondanti lungo tutti i corsi d'acqua delle pianure del nord; oltre ai pioppi ibridi vi si possono ammirare numerosi salici; tra gli esempi più notevoli di questa vegetazione, il Bosco Tosca (PC).

I querceti caducifogli montani occupano la fascia che va dalla pianura a una quota di 700-800 m nell'Italia settentrionale, da 400-600 e lino a 1.000-1.300 m nel Meridione. Partendo dalle quote inferiori, incontriamo i boschi di roverella e le formazioni a carpino nero e frassino minore. I boschi di roverella occupano i versanti più soleggiati e caldi; oltre alla specie dominante, potremo vedere il frassino minore, l'acero campestre, l'olmo campestre, il sorbo domestico, l'acero minore (nelle zone più calde) e, nel sottobosco, occupalo in genere da abbondante strato erbaceo, sono frequenti il ginepro, la lantana, il pero corvino, il ligustro.

I boschi di carpino nero e frassino minore occupano i versanti più freschi e sono, in genere, più chiusi e ombrosi, senza sottobosco erbaceo e anche più ricchi di specie legnose: oltre a quelle prima ricordate vi si possono trovare l'acero italico, il nocciolo, il carpino bianco, la rovere; nelle zone più umide, compaiono il pioppo bianco e l'ontano nero. Numerosi sono anche gli arbusti: nel sottobosco, alcuni si incontrano più di frequente, come il corniolo, il sambuco, il nespolo; altri preferiscono le radure: tra questi la sanguinella, la berretta da prete.

Nella lascia delle querce caducifoglie, sono frequenti i campi abbandonati, che vengono via via occupati da arbusti, come la ginestra di Spagna, i biancospini, il prugnolo, il ginepro, la sanguinella. In queste zone, si incontrano con una certa frequenza peri e meli selvatici. Frequente è anche la robinia, specie introdotta dall'uomo, che forma spesso veri e propri boschetti.

La stagione più indicata per visitare i boschi della collina è la primavera, che offre le fioriture di tutti gli alberi e arbusti e della maggior parte delle erbe; dalla tarda estate fino all'autunno, ammireremo i frutti colorati di molti arbusti; nel tardo autunno, si offre lo spettacolo delle chiome degli alberi che formano macchie di colore vivace.

Salendo di quota, iniziano, specie negli Appennini, i boschi di cerro, nell'Italia settentrionale, di cerro e farnetto al centro e al Meridione. Molti degli alberi e degli arbusti che accompagnano queste formazioni sono comuni con la zona sottostante; molti sono quelli presenti anche nella sovrastante faggeta.

Una vegetazione di origine antropica, ma diffusissima in tutta l'Italia nella fascia delle cerrete, sono i castagneti. Le specie del sottobosco sono quelle dei querceti; vi si incontrano di frequente, specie nei boschi non più curati dall'uomo, il pioppo tremolo e il ciavardello. Spesso si accompagnano al castagno il cerro, il carpino nero, il sorbo domestico e altre specie ancora.

Anche per i querceti della media montagna e per i castagneti, le stagioni migliori per la visita sono la primavera avanzata e il primo

autunno; nell'autunno, anzi, castagne e funghi potranno essere un invito, a patto di goderne in maniera non distruttiva.

Nella fascia submontana, sia della pianura sia della collina, troviamo poi le coltivazioni dei principali alberi da frutto: meli, peri, ciliegi, albicocchi, susini, peschi, che sono molto spettacolari, in primavera, quando sono in piena fioritura. Altri tipi di vegetazione antropica frequenti sono i rimboschimenti con pino nero, cedro dell'Atlante e cipresso dell'Arizona; si tratta comunque di formazioni poco attraenti, per la loro monotonia.

Gli ambienti in cui possiamo ammirare la vegetazione dei querceti submontani sono assai frequenti. Poiché si traila di formazioni in genere molto sfruttate dall'uomo con la ceduazione, gli esempi di boschi intatti sono assai rari. I campi alternati ai boschi, tipici di questa fascia altitudinale, rappresentano però uno dei paesaggi più riposanti e, proprio perché antropici, accessibili a chiunque voglia stabilire un primo contatto con la natura. Nondimeno esistono ambienti in cui i boschi si presentano con una struttura ben conservata. Ricordiamo i boschi di Carrega (PR), formati da querce, carpini, aceri e da altre latifoglie; la foresta di Valsolda (CO), in cui le latifoglie della fascia submontana si uniscono al faggio; il bosco della Ficuzza (PA), formato da roverella, ma anche da leccio e sughera; le cerrete del Molise, tra cui si ricorda quella di Vastogirardi; i boschi di farnetto della Sila (CS); il bosco di Gallipoli-Cognato (PZ). formato da roverelle, cerro, farnetto, ecc.

Un tipo di vegetazione più localizzata, che può rientrare in questa fascia, sono le pinete di pino silvestre; sono formazioni limitate ad alcune valli alpine (Valtellina. Val d'Aosta, Val di Susa, Val Venosta), caratterizzate da clima caldo d'estate e rigido d'inverno. Questi boschi si spingono anche nella fascia montana vera e propria, dove il pino silvestre si consocia all'abete rosso, al faggio, ecc.

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Fascia montana

I limiti altitudinali inferiori della fascia montana vanno grosso modo dai 900-1.000 m sulle Alpi ai 1.200-1.400 m nell'Italia meridionale. I limiti superiori corrispondono alle quote oltre cui non si spinge la vegetazione forestale. Le formazioni forestali principali di questa fascia sono le faggete e i boschi di conifere: abete rosso, abete bianco, larice, pino inugo, cirmolo, sulle Alpi; abete bianco e pino laricio. sugli Appennini.

La faggeta è il tipico bosco montano dell'Italia peninsulare. Sugli Appennini, infatti, il faggio si spinge fino al limite superiore della vegetazione forestale. Sulle Alpi, si trovano anche faggete pure; più spesso però il faggio è consociato con l'abete bianco o con l'abete rosso. Varie specie arboree si possono ammirare nelle faggete: i boschi più naturali sono proprio quelli in cui queste specie compagne sono abbondanti. Ricordiamo il maggiociondolo, gli aceri riccio e montano, il frassino maggiore, l'olmo montano, tra le specie che vivono all'interno dei boschi. Il sorbo montano e il sorbo degli uccellatori sono le specie più caratteristiche delle radure e dei margini della foresta. In alcune stazioni, è frequente l'agrifoglio; meno comune il tasso. In questa fascia si possono ammirare vasti cespuglieti di ginestra dei carbonai, che colonizza i terreni nudi. Tra gli arbusti, sia dei boschi sia delle radure, molti sono comuni alla fascia inferiore, specie alle quote più basse. Una specie che si accompagna caratteristicamente al faggio nella montagna meridionale è l'ontano napoletano, che può formare anche boschetti puri; li potremo osservare nella fascia di transizione tra i querceti montani e le faggete.

Le faggete sono molto spesso governate a ceduo. Bellissimi boschi di faggio ad alto fusto si possono ammirare nel Parco Nazionale d'Abruzzo, nella zona del Pollino (PZ-CS), pure proposta per un Parco Nazionale, sulla Sila (bosco del Gariglione-CS); ancora in Abruzzo ricordiamo il Bosco di S. Antonio e la foresta dell'Anatclla (AQ); nella Foresta Umbra (FG) è assai abbondante il tasso. Faggete con abbondante agrifoglio si trovano sui monti della Basilicata. Sulle Alpi, faggete maestose si possono ammirare, per esempio, alla Foresta del Cansiglio (BL-TV-PN).

Singolarmente, possiamo a volte trovare il faggio anche a quote molto basse, misto a specie della fascia inferiore: per esempio, sui Monti della Tolfa (ROMA) o nella Selva del Lamone (VT).

I boschi di conifere hanno la più ampia diffusione sulle Alpi. Le vaste foreste di abete rosso rappresentano anzi una delle più tipiche caratteristiche del paesaggio alpino. Anche l'abete bianco e assai diffuso, ma forma di rado foreste pure, essendo più spesso consociato al faggio e all'abete rosso. Le foreste di abeti sono spettacolari per i tronchi diritti e slanciati e per l'ombra cupa e la frescura che vi regna. Spingendoci ancora più in alto, sull'arco alpino, ammireremo i lariceti, che sono invece boschi più aperti e luminosi. Spesso si tratta addirittura di prati alberati, dall'aspetto calmo e riposante. Il larice si può incontrare anche a quote interiori, specie nelle esposizioni soleggiate, esposte, e sui terreni più magri. Piantagioni di larice di origine artificiale sono presenti anche nell'Appennino settentrionale.

Alle stesse quote dei lariceti, o ancora più in alto, incontreremo il cirmolo, sia a formare boschi puri e densi, sia a gruppi sparsi nei pascoli, come il larice. Spettacolari sono gli ultimi cembri che si spingono a colonizzare i ghiaioni.

Le grandi formazioni di conifere si possono ammirare praticamente lungo tutto l'arco alpino. Senz'altro si può fare riferimento ai due grandi Parchi Nazionali dello Stelvio e del Gran Paradiso che, con strutture organizzate, consentono visite più agevoli. Altri ambienti dove la vegetazione alpina si presenta in forme ancora ben conservate sono il Parco naturale dell'Argenterà (CN), il Bosco di Salbertrand (TO), la foresta di Somadida (BL), il Parco naturale di Paneveggio (TN). per ricordarne soltanto alcuni. Bellissime pinete di cirmolo si trovano nell'alta Valtellina (SO). Una vegetazione più localizzata, almeno allo stato spontaneo, sono i boschi di pino nero: gli unici veramente di origine naturale sono quelli delle foreste tarvisiane (UD).

Il periodo ideale per visitare le zone montane delle Alpi va dalla tarda primavera all'estate, stagioni ricchissime di fioriture. Anche l'autunno offre visioni suggestive, specialmente per il vivo contrasto tra il colore verde cupo delle abetaie e il giallo vivo delle chiome dei larici che perdono le foglie.

Boschi di conifere si trovano anche sull'Appennino. Le foreste originarie di abete bianco e faggio sono però ormai rare; l'esempio più bello è la foresta di Campigna (FO); ricordiamo poi l'abetina di Laurenzana (PZ), in cui è presente anche il Cerro.

Abetine pure di abete bianco si trovano in diversi punti della catena appenninica, per lo più di impianto artificiale, anche se di bellissimo aspetto. Ricordiamo quelle di Vallombrosa (FI), di Camaldoli, della Verna (AR); l'abetina di Pescopennataro (CB). In parte di origine naturale sarebbero le abetine di Serra S. Bruno sulla Sila, di Piancastagnaio sul monte Amiata (SI) e del monte Motola (SA).

L'abete rosso si trova in poche stazioni solo sull'Appennino settentrionale; la formazione più vasta è quella dell'Abetone (PT), in parte però di origine artificiale.

Altri boschi di conifere si trovano all'estremo meridione, sulla Sila, sull'Aspromonte e sull'Etna: si tratta di pinete di pino laricio. Si trovano'alle stesse quote della faggeta, ma, in genere, localizzate sui suoli meno fertili. Sono celebri le pinete silane, che ricordano alcune foreste alpine. Sull'Etna, l'esempio meglio conservato di questa vegetazione è la foresta di Linguaglossa (CT).

Anche se molto limitate in estensione, ricordiamo le formazioni di pino loricato che per la loro spettacolarità meritano senz'altro una visita; le pili estese si trovano nel massiccio del Pollino (PZ-CS), oltre il limite superiore della faggeta.

Nella fascia montana, specie nell'Appennino settentrionale, si possono vedere vasti rimboschimenti di douglasia.

Per la visita della fascia montana appenninica le stagioni più favorevoli sono la tarda primavera e l'inizio dell'estate, per le fioriture che offrono. Anche il primo autunno è un buon periodo, in cui si possono ammirare numerosi frutti colorati. La piena estate è da evitare, specie sulle montagne meridionali.

Fascia subalpina

Questa fascia si trova sulle Alpi fino ai 2.000-2.500 m e fino alle vette degli Appennini. Le specie legnose di questa fascia sono poche. Le formazioni più complesse sono i boschi di pino montano delle Alpi. Altre specie legnose presenti sono i rododendri e il ginepro nano. Sulle Alpi, troviamo, sopra il limite delle foreste, alberi isolati di larice e di cirmolo, di grande effetto spettacolare.

La pineta di pino montano si trova, in genere, a quote superiori delle altre formazioni forestali; scende più in basso per consolidare pendici detritiche, dove non cresce nessun'altra specie legnosa. Sulle Alpi occidentali, il pino montano è presente in forma arborea; sulle Alpi orientali, è presente con una razza a portamento prostrato, che origina formazioni tanto spettacolari quanto difficilmente percorribili; sulle Alpi centrali, le due forme coesistono.

Le formazioni a rododendro, pure esclusive delle Alpi, rappresentano uno degli spettacoli più belli, quando ammantano vaste pendici con le loro fioriture di colore rosso-porpora.

La vegetazione della fascia subalpina è presente su tutte le Alpi; anche in questo caso si può fare riferimento ai due Parchi Nazionali alpini. La stagione migliore per compiere escursioni in questa fascia e l'estate: bellissimo è lo spettacolo dei rododendri fioriti.

Nella montagna appenninica, la fascia subalpina è più povera. Formazioni di pino montano si possono ammirare sul monte Nero (PC), sulla Maiella (monte Blockhaus-CH) e su alcune cime del Parco Nazionale d'Abruzzo. Faggi a portamento cespuglioso si spingono fuori dalla foresta, formando macchie compatte in altitudine.

Il ginepro nano è la specie legnosa che si spinge alle più alte quote (fino a 3.500) m sulle Alpi). Una visita alle zone occupate dai ginepri nani è senz'altro opportuna per rendersi conto della forza colonizzatrice di questa specie. Sugli Appennini, il ginepro nano giunge sovente fino sulle vette. Lo troveremo soprattutto sui versanti esposti al sole. Questa specie è diffusa su tutta la catena appenninica; particolarmente suggestive sono le macchie scure che forma sulle montagne meridionali, che, in piena estate, contrastano con il colore giallo della vegetazione erbacea in riposo.

La stagione più adatta per compiere escursioni nella fascia subalpina della montagna appenninica è la tarda primavera o l'inizio dell'estate; in piena estate, infatti, la vegetazione entra in riposo e molte specie erbacee non sono visibili. Nel primo autunno, le escursioni nella fascia subalpina potranno essere allietate, sulle Alpi e sull'Appennino settentrionale, dalla raccolta dei mirtilli.

Quanto detto vuole essere una prima guida alla ricerca delle piante legnose in natura. L'appassionato imparerà con l'esperienza a orientarsi meglio, dopo le prime delusioni e le prime escursioni infruttuose.