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Pino d'Aleppo
Questa conifera è tipicamente mediterranea. Come il pino domestico, è difficile dire se, in Italia, essa sia autoctona o se, coltivata da antica data, si sia poi naturalizzata. Solo le pinete del Gargano sono sicuramente autoctone.
Albero elegante, molto ramificato e dalla chioma leggera, cresce spesso in luoghi sorprendenti, sulle rocce a picco sul mare, assumendo forme di particolare bellezza. È una pianta frugale, che vive su suoli e su rocce calcaree o su litorali sabbiosi delle zone a clima caldo e arido: non teme, infatti, la siccità e viene impiegata per il rimboschimento di terreni litoranei sterili e aridi od occupati solo da bassa macchia, che ne costituisce il sottobosco abituale. Poiché migliora il terreno, può essere piantata prima dell'introduzione di specie forestali di maggior pregio. Raramente si spinge nell'interno, fino ad altezze di 600 m.
Il pino d'Aleppo è coltivato per il legname, molto resinoso e di buona qualità, con alburno chiaro e durame bruno, pesante, duro e resistente. Viene utilizzato oggi, come ai tempi dei Romani, per costruzioni navali. Inoltre, serve per la produzione di cellulosa, per la fabbricazione di mobili e in edilizia. Sulle piante adulte, si pratica la resinazione. Dalla corteccia si estrae il tannino.
Il pino d'Aleppo, molto diffuso in prossimità dei mare, può vegetare anche nelle fessure delle rocce più inospitali.
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Gli strobili maschili, di coloro verdastro, sono raggruppati all'apice dei rametti.
Gli aghi sono disposti in fascetti di due; sono sottili, non rigidi e di colore verde chiara; misurano 6-10 cm di lunghezza.
I coni sono solitari o appaiati di forma ovato-conica e di colore
bruno rossastro; sono lunghi più o meno come gli aghi e sono portati
su di un breve peduncolo sullo stesso ramo.
Si trovano spesso coni di tre anni consecutivi, nei diversi stadi di maturazione.
Il pino d'Aleppo ha chioma leggera e rada, di forma piramidale espansa Altezza: fino a 20 m.
La corteccia grigia diventa bruna e fessurata con l'età.