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Larice giapponese
Nel natio Giappone, questo larice ornamentale era noto come "pino dei soldi". Veniva usato per ottenere i "bonsai", alberi mantenuti nani potando ad arte radici e rami c legando i rami di giovani alberi normali. Alcuni esemplari di "bonsai", vecchi di secoli, sono estremamente preziosi, e non hanno prezzo. Gli alberi resi nani simboleggiano la mortalità c i mutamenti apportati dalle stagioni.
Il larice giapponese venne introdotto nell'Europa settentrionale nel 1861 e in Italia nel 1903, dove si è dimostrato particolarmente frugale. La pianta però teme le gelate primaverili e ha bisogno di elevata umidità atmosferica. Cresce rapidamente e non è suscettibile al cancro come il larice europeo: si è quindi pensato di introdurlo nei rimboschimenti delle zone prealpine.
Siccome la sua vigorosa crescita mette in ombra la vegetazione e il suo legno, bruciando, si consuma come una brace piuttosto che ardere, a volte viene piantato tra le più infiammabili conifere, come barriera antincendio.
Il legno del larice giapponese assomiglia a quello del larice, ma ha minor valore; è usato per staccionate e per materiali da costruzione negli edifici. Deve essere segato con molta attenzione, per fare in modo che le assi non si deformino.
Questa conifera decidua, che è una cugina orientale del larice, cresce rapidamente ed è un albero da legname.
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I coni si trovano tutt'attorno al rametto; sono tozzi e arrotondati, con squame incurvate verso l'esterno alla sommità, come i petali di una rosa.
Il pulvino, o base fogliare, si estende fino al lato della gemma.
I fiori maschili sono gialli e globosi; quelli femminili verdastri e qualche volta rosati.
Il rametto è arancione.
Gli aghi sono blu-verdi e cadono in inverno. Sui macroblasti sono solitari, sui brachiblasti sono a ciuffi.
I rami sono orizzontali, più lunghi e più grossi di quelli del larice.
I fusti delle piante più giovani spesso si avvolgono a spirale.
Altezza: fino a 35 m.
La corteccia è come quella del larice, ma più fulva.