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Tamerice
In Italia, oltre a T. gallica è spontanea un'altra tamerice: T. africana. Entrambe vivono prevalentemente lungo le coste, data la loro grande resistenza ai venti carichi di salsedine. La seconda specie citata non è diffusa al nord, essendo più esigente in fatto di calore.
Per ridurre al massimo la perdita di acqua, provocata dall'effetto prosciugante del sale, le foglie sono ridotte al minimo. Le tamerici vengono perciò utilizzate per il consolidamento delle dune e per formare fasce frangivento a protezione della vegetazione più sensibile dell'interno.
Esistono 80 specie di tamerice, tutte proprie del vecchio continente. Una di esse, T. mannifera, diffusa nella regione desertica del Sinai, trasuda una gomma dolce dal tronco, che è raccolta dai Beduini: probabilmente si tratta di una delle piante della manna di cui si parla nella Bibbia.
Come arbusto ornamentale, la tamerice viene coltivata per le sue foglie squamiformi e per gli abbondanti fiori rosei che compaiono fin dalla primavera; nei climi più miti può fiorire fino a Natale.
Il nome tamerice deriverebbe dalla parola ebraica tamaris, che significa "scopa". Infatti, se legati insieme, i rami flessibili della pianta fanno da ramazza.
Essendo resistente alla salsedine, la tamerice cresce bene vicino al mare, dove spesso colonizza dune sabbiose.
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Le foglie alterne sono cosi numerose e minuscole, che danno un aspetto piumoso al fogliame.
Nelle località esposte, la tamerice assume un portamento prostrato, sotto la spinta del vento dominante. Spesso, piantata come arbusto, può raggiungere la grandezza di un albero.
Altezza dell'arbusto: fino a 3 m.
I minuscoli fiori bianchi o rosa hanno cinque petali e cinque stami. I rametti sono rossastri, brattee triangolari e cartacee coprono la base dei germogli.