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Robinia
La robinia prende il nome dal francese Jean Robin, botanico, erborista e farmacista del re di Francia, che, nel 1601, ne ottenne i semi dall'America settentrionale. In Italia, venne introdotta circa due secoli più tardi, ed è solo da un secolo che questo albero ha assunto una certa importanza forestale. È infatti una specie molto frugale, che si adatta a qualsiasi tipo di terreno. Col suo ampio apparato radicale è efficace nelle opere di consolidamento delle pendici franose e instabili, che colonizza emettendo polloni e diffondendosi dove nessuna altra specie di albero vivrebbe. Purtroppo è un albero assai invadente, che spesso tende, dove viene introdotto, a espandere la propria presenza a scapito delle specie spontanee.
Alcune varietà di R. pseudoacacia selezionate, come la 'Bessoniana' e la 'Monophilla', sono ottime per le alberature stradali.
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I fiori bianchi in grappoli profumati sono appetiti dalle api, che ne producono un miele monofloro, chiaro e fluido, molto apprezzato. Nelle campagne, si fa anche un tradizionale uso culinario di questi fiori; quando non sono ancora completamente sbocciati vengono preparati in frittata o in frittelle, cui conferiscono il caratteristico profumo. I fiori hanno anche un'azione medicinale calmante.
Il legno è duro, elastico, resistente all'umidità.
Quest'albero nordamericano è da lungo tempo piantato in Italia sui terreni leggeri e per consolidare pendici franose
I fiori profumati sono riuniti in racemi.
Le foglie sono alterne. Ciascuna ha 11 -15 foglloline picciolate, ovali e glabre, con piccoli mucroni agli apici; sono verdi-bluastre inferiormente.
In autunno, i legumi lisci e brun si lendono per liberare i semi neri, reniformi. I legumi pendono dall'albero in racemi per tutto l'inverno.
La chioma della robinia, con i suoi rametti contorti, è aperta ed espansa.
Altezza: fino a 25 m.
La corteccia bruna o grigia è solcata e nodosa.