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Simile a {t1538}, ma rami non spinosi; fg. con lamina di sotto (soprattutto alla base e lungo i nervi) densam. tomentosa anche in estate; picciuolo lungo ⅓-½ della lamina; peduncoli e tubo calie, densam. tomentosi; petali obovati (10-20 mm); stili glabri; fr. maggiore, commestibile (mela. Domo).Usi - {t1539} è un complesso di forme ibridogene fra {t1538} e specie del vicino Oriente, conservate e stabilizzate dalla coltura. Le più antiche forme coltivate derivano con ogni verosimiglianza da ingentilimento di {t1538}; si può pertanto immaginare che la coltura abbia avuto inizio in molti luoghi dell'Europa Merid. già in epoca preistorica. La coltura del Melo era nota ai Greci e Romani già nelle più antiche fasi del loro sviluppo sociale; pare invece fosse ignota agli egizi. Miti antichissimi (Paride ed Elena, Adamo ed Eva) testimoniano la precoce introduzione di questo frutto presso i Greci ed Ebrei. La varietà delle radici dalle quali derivano le denominazioni di mela presso i popoli indo-europei lasciano pensare ad un'origine autonoma delle colture presso i diversi popoli (gr. mélon; lat. malus, da cui it. mela oppure pomus da cui it. pomo, frane, pomme; alto germ. apliz, da cui ted. Apfel, ingl. Apple; slavo merid. jabuka, etc).
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☨ Albero
1539
Borkh.
Melo comune
3338806
P scap
3-15 m
Comunem. coltiv
da 0 a 1500 m
da Aprile a Maggio