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Solamente poche specie della nostra flora si riproducono normalm. per via sessuale: di queste {t1345}, {t1357}, {t1366} e {t1379} sono diploidi a 14 cromosomi, mentre {t1344} e {t1385} sono tetraploidi (2n = 28). Queste sono specie «normali», in generale molto abbondanti in natura, che si presentano in popolazioni compatte e che (a prescindere da una modesta variab. individuale) appaiono di aspetto sostanzialm. eguale in tutto il nostro territorio. Le altre specie hanno 21, 28, 35, 42 cromosomi e sono in gran parte ibridogene. Si presentano solo di rado ed in maniera discontinua, spesso in popolazioni numerose, ma per lo più isolate e risultano di interpretazione molto difficile. Queste specie ibridogene si mantengono soprattutto mediante apomissia facoltativa: le barriere fra l'una e l'altra non sono tuttavia complete, così si incontrano frequentem. ibridi primari, generato, con ridotta fertilità, a volte però in grado di produrre polline e frutti normali e di fissare mediante apogamia i loro caratteri; possono pertanto di continuo formarsi nuovi tipi, che sono (almeno entro certi limiti) stabili e con riproduzione sessuata. La fase di intensa ibridazione e segregazione di nuove specie si è svolta essenzialmente nell'Europa occidentale, probabilm. in epoca recentissima (postglaciale); i rapporti sono ora talmente intricati, da poter solo con difficoltà esser paragonati a quanto è noto in via normale per le Angiosperme. Il più antico inquadramento del genere, dovuto a Linneo, riunisce i Rovi della nostra flora in 4 specie: {t1344},{t1345},{t1385} e R. fruticosus L., nel quale erano incluse le sp. {t1346}-{t1384}; questo schema è stato conservato nelle sue linee generali nelle flore italiane di Fiori e Paoletti (1898) e di Fiori (1924). Gli AA. dell'Europa Centr. hanno invece accentuata l'analisi della variabilità di questo gruppo, elaborando una scienza particolare (Batologia) e descrivendo oltre 2000 sp., almeno un decimo delle quali raggiunge l'Italia, territorio in posizione periferica rispetto all'area della più intensa speciazione. Uno sguardo sintetico è stato reso possibile dalle opere del Focke (Species Ruborum, 1910-1914) e del Sudre {Rubi Europae 1908-1913), purtroppo assai divergenti fra loro; nella redazione del Focke, o ispirate a questa, sono le flore germaniche di Ascherson et Graebner (1902-1903) e di Hegi 1ª ediz. (1923) e 2ª ediz. (1964-1965); derivati dal Sudre invece la redazione di Heslop-Harrison in FI. Europaea (1968), i contributi di Hruby in Zeitschr. Màhr. Landesmus. Briinn (1941-1943) ed anche la presente trattazione. Lo studio del Weber infine affronta criticamente il gruppo, e permette il chiarimento di molti problemi tassonomici e nomenclaturali: purtroppo esso è limitato all'Europa atlantica e soltanto poche tra le specie della nostra flora vengono trattate; il Weber ha anche riveduto criticamente il nostro manoscritto per questa flora.Le sp. da noi riportate sono quelle comunem. riconosciute dagli AA. europei ed a vasta distribuzione; sp. strettam. localizzate ed ibridi sono elencati (in corsivo come /b, /c, etc.) solo saltuariam. e se noti per l'It.; essi a volte non entrano nelle chiavi analitiche: abbiamo riportato anche parecchie specie la cui segnalazione per l'Italia è certam. erronea, perché è verosimile che ad esse corrispondano stirpi realm. esistenti, forse nuove oppure non ancora segnalate per il nostro territorio. La determinazione potrà in generale esse spinta solo fino ai «gruppi» (corrispondenti a Sezioni, Sottosezioni e Serie di Fl. Eur.); per individuare le sp. elementari sarà opportuno disporre di una collezione ampia, che dia un quadro dettagliato di tutta la variabilità del genere in un certo territorio, e comparare questa con descrizioni complete (non semplici chiavi analitiche!), reperibili nelle opere specializzate sopra citate. Le sp. {t1346}-{t1384} sono trattate, salvo le più diffuse, in modo del tutto sommario e ne vengono omessi nome italiano, altezza, descrizione, habitat, limiti altimetrici, fioritura (per tutti V-VIII) e distribuzione geografica. La distribuzione italiana è mal nota: vengono riportate dapprima le località verificate da specialisti, quindi come «segnalato anche a...» tutte le altre derivanti dalla letteratura; le sp. segnalate da Burnat per le Alpi Maritt. e da Pospichal per il Goriz., Trieste, ed Istria sono riportate anche se osservate al di fuori dei nostri confini politici.È del tutto illusorio sperare di riconoscere le sp. di Rovi in natura (salvo 1344 e 1345): lo studio va sempre fatto a tavolino, su esemplari raccolti secondo i criteri seguenti (Hegi):
Raccogliere
la porzione centrale di un pollone (getto dell'annata, non fiorifero) con 1 fg. ben sviluppata;
un'inflor. lunga 2-3 dm, staccata dal f. principale, con almeno alcuni fi. appassiti per osservare la posizione dei sepali; i fr. non sono necessari.
Annotare
per le diverse posizioni del pollone (base, centro, apice) la sezione (circolare, ± angolosa) e le condizioni di glaucescenza, pelosità, ghiandole, aculei;
colore dei petali, degli stami e dello stilo.
Seccare a parte qualche petalo ben disteso.
Assicurarsi che tutte le parti provengano da un'unica pianta e non vengano mescolate con altre collezioni dello stesso giorno.
Annotare gli altri Rovi crescenti nelle vicinanze.
Manoscritto commentato criticamente da H. E. Weber (Osnabrück), che qui si ringrazia.Questo binomio, fondato su una mescolanza fra due specie, va abbandonato.SPECIE DUBBIE O DA ESCLUDERER. agrestis W. et K.R. ambifarius P. J. MüllerR. amplifolius SudreR. assurgens Boul. et Bov.R. bastardianus Genev.R. brachybotrys FockeR. bruginoensis EversR. caldesianus FockeR. coloratus GremiiR. conglomeratus HrubyR. crassus HolubyR. holandrei P. J. MüllerR. horridulus P. J. MüllerR. lamprophyllus GremiiR. lindebergii P. J. MüllerR. linkianus Ser.R. macroacanthus Weihe et NeesR. macrostemonoides FritschR. tninutiflorus P. J. MüllerR. mougeotii BillotR. nemorosus HayneR. patens Merc.R. persicinus KernerR. psammophylus (Genev.) HrubyR. rusticanus Merc.R. sabinus EversR. semitomentosus BorbäsR. spinosissimus P. J. MüllerR. subtomentosiformis HrubyR. transalpinus Brugg.R. tridentinus EversR. vejentinus EversR. vezzanensis EversR. wahlbergii ArrheniusR. wettsteinii Petrak
L.
Rovo
| 1 Fg. inserite su stoloni erbacei striscianti a livello del suolo; inflor. terminale su un f. di 2-4 dm; fr. formato da 1-poche drupeole rosso-lucide
| 1 Fg. inserite su f. legnosi elevati sopra il suolo; inflor. laterale ad un f. legnoso lungo 1-molti m; fr. formato da (8-) 15-30 drupeole di altro colore
| 2 Fg. dei polloni pennate con 5-7 segm., raram. 3 fogliate; fr. rosso-opaco (lampone)
| 2 Fg. dei polloni a 3-5(-7) segm. palmati; fr. nero-lucido, raram. pruinoso ovv. rosso se immaturo (mora)
| 3 Stipole lineari-filiformi
| 4 Polloni senza peli ghiandolari (però raram. con ghiandole sessili); spine ± eguali fra loro come grossezza
| 5 Polloni eretti o incurvati, generalm. non radicanti all'apice; stami patenti dopo la fioritura; f. generalm. glabri; inflor. a racemo o pannocchia
| 5 Polloni incurvati, con l'apice toccante il suolo e radicante in autunno; stami conniventi dopo la fioritura; f. per lo più irsuti; inflor. a pannocchia
| 6 Sepali dopo la fioritura eretti o patenti
| 6 Sepali dopo la fioritura inclinati verso il basso
| 7 Fg. verdi di sotto e di sopra (oppure le fg. giovani con scarso tomento grigio-verdastro)
| 7 Fg. bianco- o grigio-tomentose di sotto
| 4 Polloni con peli ghiandolari ± abbondanti; spine variabili 8 Spine ± eguali fra loro come grossezza, soprattutto sulle coste del f.
| 8 Spine ± eguali fra loro come grossezza, soprattutto sulle coste del f.
| 8 Spine assai diseguali, perché mescolate ad aculei sottili, setole, tubercoli e talora setole ghiandolari; f. spinoso tutt'attorno
| 9 Fg. (almeno le giovani) grigio- o bianco-tomentose per peli stellati nella pag. inf., ± cenerine o subglabre di sopra
| 9 Fg. senza peli stellati, verdi di sopra e spesso anche di sotto
| 10 Spine e setole ghiandolari collegate fra loro da tutta una serie di orfanelli intermedi, spesso a forma di tubercolo irregolare; setole ghiandolari più lunghe del diam. dei peduncoli fiorali
| 11 Polloni deboli, cilindrici, almeno alla base con cerosità biancastra (pruina); spine deboli oppure a base allargata o ricurve; sepali dopo la fioritura per lo più ripiegati in basso; petali strettam. ellittici
| 11 Polloni robusti, angolosi, non pruinosi; spine robuste; sepali per lo più eretti o patenti; petali ovati o largam. ellittici
| 10 Spine ben distinte dalle setole ghiandolari, senza organelli intermedi, senza tubercoli; setole ghiandolari lunghe al max. quanto il diam. dei peduncoli fiorali
| 12 Asse dell'inflor. con peli ghiandolari > peli semplici e lunghi circa quanto il diam. dell'asse stesso; sepali dopo la fioritura eretti o patenti
| 12 Asse dell'inflor. con peli ghiandolari brevi, non o appena superanti i peli semplici e più brevi del diam. dell'asse stesso; sepali dopo la fioritura per lo più inclinati verso il basso
| 3 Stipole lanceolate o lineari-lanceolate, ristrette verso la base
| 13 Fr. coperti di cerosità biancastra; fg. 3 fogliate
| 13 Fr. senza cerosità; fg. a 3-5 segm.; caratteri intermedi fra 1385 e 1347-1384 (Nota). Corylifolii