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Domani 17 aprile 2016 si terrĂ il referendum cosiddetto NoTriv per evitare che le concessioni di trivellazione in mare per l'estrazione di gas naturale e petrolio giĂ concesse entro 12 miglia dalla costa si estendano fino ad esaurimento del giacimento e non fino alla scadenza della concessione.
La tematica è complessa e non chiarissima nonostante gli approfondimenti. Proviamo a capirci qualcosa sentendo l'opinione di personalità della scienza, della politica e della società . I fronti sono due (sì, no/astensione) e non tre perché gli effetti del no o dell'astensione sono gli stessi con la differenza che l'astensione indica una sfiducia verso l'istituto della consultazione popolare.
Non possiamo elencare le personalitĂ che non si sono schierate sul tema, mostrando disinteresse o sfiducia verso il referendum oppure per evitare di inimicarsi il proprio pubblico ed elencheremo solo chi ha avuto il coraggio di esprimersi.
Mario Tozzi, geologo: “Questo referendum parla delle nostre politiche energetiche. Vogliamo uscire o no dal petrolio? \[...\] Non se ne cerca più del nuovo nel mondo, quella strada è chiusa. Il quantitativo di petrolio e di gas naturale fornito al nostro Paese dalle piattaforme entro le 12 miglia non supera rispettivamente lo 0,9% ed il 3% dei consumi nazionali. \[N\]on ci possono essere concessioni a vita, in nessun posto d’Italia, né per l’acqua né per le cave. Perché dovrebbe essere possibile per il petrolio?”
Luca Mercalli, meteorologo e fra i primi firmatari dell'appello per il Sì di 50 persone: “\[P\]er difendere l’istituzione del referendum e poi per dare un segnale importante alla strategia energetica nazionale dicendo Sì. \[…\] Sarà improprio, ma è l’unico mezzo che ci viene dato. \[L\]o userò nell’unico modo in cui credo possa avere un significato: dare un’indicazione popolare al fatto che vogliamo un’economia basata sulle energie rinnovabili”
Fabrizio Barca, politico, ex ministro Coesione territoriale: “Voto SI a non rinnovare concessioni entro 12 miglia marine per coerenza con decisione governo di vietarne di nuove”.
Giorgio Napolitano, politico, ex presidente della Repubblica: “L'astensione però è un modo di esprimere la convinzione dell'inconsistenza e della pretestuosità di questa iniziativa referendaria”
Matteo Renzi, politico, presidente del Consiglio dei ministri italiano: “\[L\]a macchina la prendono tutti, la gente non va a lavoro col monopattino, si prende l'ascensore, l'aria condizionata d'estate e il riscaldamento d'inverno servono. Abbiamo detto no al nucleare, no al carbone, qualcosa serve”.
Alberto Clò, economista, promotore di un appello firmato da circa 100 persone: il sì “\[F\]rena quell’apporto di investimenti e finanziamenti esteri che potrebbero rafforzare la ripresa della nostra economia. Senza investimenti non vi è crescita, non vi è lavoro \[…\] Impedire la produzione interna di petrolio o di metano nient’altro significa che preferirne l’importazione”.
Romano Prodi, politico, ex presidente del Consiglio, ex presidente Commissione Europea: “\[M\]i sono sempre schierato sull'assoluta necessità di avere, ovviamente nella massima sicurezza, una produzione nazionale, come hanno tutti i Paesi”.
Entrambi gli schieramenti concordano che il referendum è su un tema minore rispetto alle indicazioni che si trarranno dal voto. Chi vota No pensa a gas e petrolio come fonti energetiche fondamentali allo sviluppo economico nei prossimi decenni e di cui serve una riserva strategica autoprodotta.
Chi vota Sì ritiene l'**epoca del petrolio e del gas naturale superata **e vede nelle energie rinnovabili, idroelettrico, eolico, solare e geotermico il settore su cui investire strategicamente.
Chi non vota è come se votasse per il no e quindi per lasciare tutto com'è ora, non cambiando la decisione del governo nazionale e mostra che non ha interesse ad essere consultato su questi temi.
https://web.archive.org/web/20160416000000*/http://www.quotidiano.net/matteo-renzi-1.2066164