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"Neon" di Arianna Menapace (5 su 5)

Splendido e rivelatorio.

Parliamo di Neon. Un Dio? Un’idea? La rappresentazione di un futuro plausibile? Un nome scritto con il pennarello rosso su un pannello? Difficile, ma anche evidente.

Parliamo del libro. Ma non è la stessa cosa? Quasi.

[…] Quei maledetti occhi continuavano a scintillare senza posa, baluginando ovunque si posassero di quelle gocce di follia malata. […]

Il futuro è una cartina geografica stropicciata e buttata nel cestino, tirata fuori e rimessa a nuovo per una festa di egocentrici alcolizzati. Il dio neon è tra noi, siamo noi nella decisione di quello che sarà, è il significato di una malattia curata con un virus peggiore, di una vergogna celata dal peccato più grande del nostro vicino.

I destini dei personaggi sono legati alle loro scelte nel limite della realtà con cui devono scontrarsi: il mondo – il genere umano, ma anche animale – è stuprato da follie dittatoriali di pochi eletti, e l’equilibrio può essere ristabilito solo con lo stesso atteggiamento che ha generato il dolore. La redenzione è una pulizia che rade al suolo nuove idee e progetti, che si scaglia nella primordiale necessità della vendetta, che mescola violenza, sangue e sensi di colpa.

Una società regolata da “non regole”. Un purgatorio dove lo zucchero è il vaccino della sottomissione; una pseudo-nuova-società dove l’appetito per il cibo prende il posto dei più bassi appetiti sessuali nutrendosi della senzienza, piegando la capacità del giudizio al solo assorbimento di regole pubblicitarie e di commercio, favorendo la sterilità di pensiero. Un girone infernale del silenzio, della sottomissione ad un dio venduto in cambio d’oro, il fallimento della cultura di massa, rappresentato dall’animale che più si lega al concetto di sottomissione passiva. La pecora. E se la bizzarria di un improbabile ibrido rappresentasse il valore dell’essere umano del futuro? Una pecora, una massa di pecore relegate al macello dello snack food, del cibo da cinema, intrattenimento, azzerato dell’unico valore legato al sentimento di pietà “umana” come quello della vista del sangue. Se non c’è sangue non c’è pietà per un essere vivente: il burro è appetito, il nuovo desiderio che dev’essere appagato, la trasformazione che rende l’uomo insensibile davanti alla nuova e non compresa sofferenza.

Ma c’è almeno un punto di vista positivo? Esiste nell’illuminazione di Neon il barlume di una redenzione dell’essere superiore? Potrebbe esistere. Il simbolismo dell’animo candido, del legame con la natura che uccide non per piacere, ma per necessità di sopravvivenza, dell’ingenuo idealismo che diventa inarrestabile. Quel piccolo e insignificante sacrificio rappresenta tutto: è il valore perduto dell’uomo, da cercare in terre lontane e desolate, ma talmente assurdo da risultare – a tratti – detestabile. È ancora possibile identificarsi nell’ideologia della “cosa giusta da fare”? È un valore anacronistico, fuori moda, addirittura risibile per alcuni. Attenzione però, perché questo romanzo (a mio avviso) non rappresenta una richiesta di aiuto, non ha niente a che vedere con la ricerca dei valori passati, ma è l’attenta analisi di ciò che è già in atto. E non tenta neanche di cambiare le cose, ma le accompagna fino all’inevitabile e le rende tanto vere perché condivisibili. Perché non c’è redenzione nemmeno nell’annullamento.

Dal punto di vista più tecnico il romanzo ha – nonostante il genere e la freschezza di contenuti – una struttura collaudata. Vari personaggi che tengono le fila della loro storia fino ad incontrarsi in modo più o meno diretto, una narrazione che strizza l’occhio al simbolismo e all’uso intelligente delle metafore, dialoghi mai banali e apprezzabili da rendere ogni personaggio identificabile in un archetipo preciso. Il risvolto psicologico prende spesso il sopravvento sull’azione – anche quella mai noiosa – ed è quindi facile ritrovare avvenimenti improbabili calzare perfettamente nell’atteggiamento dell’uomo e società moderni.

Lo consiglio a chi cerca una lettura che faccia venire voglia di pensare, a chi ama tenere a mente fatti e personaggi anche molti giorni dopo aver chiuso l’ultima pagina, come il ricordo di un amico che ci ha mostrato un mondo nuovo in cui è davvero troppo facile sbagliare.

_EOT

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Se vuoi contattarmi invia una email a:

burtozwilson@etik.com

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Speculative fiction author about horror, thriller, fantasy and sci-fi
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