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Pianta in coltura annuale, inselvatichita anche perenne, erbacea nella Pad., nella Pen. spesso cespugliosa o arborea alta fino a 2 m (Reggio Cal.) oppure fino a 8 m (Sic. pr. Modica nella valle dell'Irminio). Fg. peltate; lamina diam. 2-3(-10) dm, con 7-11 lobi profondi e seghettate tutt'attorno. Pannocchia contratta con asse ingrossato; fi. ♂ (inferiori) con perianzio ridotto al calice e numerosi stami ripetutam. ramificati; fi. ♀ (apicali) con perianzio caduco e 3 stili bifidi; capsula subsferica (diam. 1-2 cm), spinulosa, con 3 semi lunghi 9-18 mm, ovoidi, marmorizzati.Paleotrop.Ven., Lazio, Cal., Sic, Sard. e Cors.: R; altrove sporadico ed incostante.Variab. - F. e rami sono di regola glauco-pruinosi, presentano invece un bel riflesso bronzeo nella var. africanus (Willd.) Parl. spesso coltiv. per ornam.; le spinule della capsula (normalm. lunghe 5-10 mm) sono in questa var. spesso ridotte; le piante coltiv. per l'olio hanno fr. e semi di dimensioni massime. Il Ricino è coltiv. già dall'antichità in tutto il bacino medit.; l'olio è medicinale (purgante), viene usato come lubrificante e per altri usi industriali. I semi sono fortem. velenosi.
Veneto
Lazio
Calabria
Sicilia
Sardegna
⏉ Cespuglio
2049
L.
Ricino
4424001
T scap
0.5-8 m
Coltiv. per l'olio ed inselvat.
da 0 a 300 m
da Luglio a Ottobre