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Devo ammetterlo, mi piace scrivere e sperimentare. Sperimentare dal punto di vista artistico: spaziare tra generi e stili in modo eterogeneo pur mantenendo una certa logica di "riconoscibilità" nei miei lavori, ma anche sperimentare dal punto di vista tecnico. Ecco, anche qui le possibilità non sono poche e ad ogni cambiamento di tipo tecnico si incorre spesso in cambiamenti del risultato finale, perché cambiare approccio al modello significa cambiare qualcosa in sé, come artista.
Il cambiamento può essere sia di tipo "hardware" che di tipo "software": nel primo può essere un cambio di personal computer, di monitor, di sedia su cui si scrive, di luogo in cui si scrive, del tipo di tastiera su cui si scrive (mai provata una buona tastiera meccanica?) e molto altro ancora, come decide di scrivere su smartphone o tablet. Ci sono poi i cambiamenti "software", che sono più facili da gestire sia in termini economici che di rapidità di cambiamento, perché riguardano l'installazione di un software di scrittura o ricerca rispetto ad un altro. Attenzione però: perché se nel caso di un cambio software la rapidità di tale cambiamento è quasi immediata e molto economica rispetto ad un cambio di laptop o all'acquisto di una tastiera meccanica, lo stesso non vale per la curva di apprendimento (ovvero il tempo) che occorre nell'iniziare a usare il nuovo strumento software in modo efficace.
Il (poco) tempo a disposizione è uno dei peggiori nemici di un autore. E quando ci si rende conto del poco tempo (realmente) a disposizione le cose vanno anche peggio. Meglio non pensarci e continuare a scrivere.
Lo sperimentare non è per questo, o almeno non sempre, sinonimo di procrastinare (ma quanto è di moda ultimamente questa parola?), a patto però che la sperimentazione sia gestita fin dalla partenza in modo che possa diventare produttiva. Ecco, la sperimentazione software - al pari di quella hardware o ambientale - è per me una modalità, un tentativo, di aumentare la produttività finale; lo è sia come stimolo verso il nuovo, sia come possibilità di accelerazione in quanto modalità (per le mie esigenze e modo di lavorare) soggettivamente migliore.
Quindi può essere una buona idea cambiare software di videoscrittura? Magari quando si è abituati ad un preciso schema di riferimento che funziona già da parecchio tempo?
Non sempre è una buona idea, questo è certo, significa uscire da una zona di comfort e modificare le proprie abitudini di scrittura, significa imporsi nuovi metodi e accettare un flusso di lavoro che potrebbe risultare addirittura controproducente se non adatto al nostro metodo di lavoro. Ecco perché una buona sperimentazione deve essere pre-pianificata, ovvero mediata e in parte compresa in anticipo. Mi faccio alcune semplici domande prima di "avventurarmi" nell'uso di un nuovo software o modalità di scrittura:
Spesso un approccio (o un software) funziona davvero bene, ma sento il bisogno di utilizzare un nuovo metodo, una nuova grafica, dei nuovi riferimenti che cambiano come può cambiare la tipologia di testo al quale sto lavorando. Nel mio caso, ma forse potrebbe essere il caso di altri - non lo so, non ho dei dati statistici - il mio approccio nel tempo si è spostato verso il basso, in altre parole si è spostato verso la semplicità.
Ma cosa significa?
Questa è stata una premessa al vero nocciolo del discorso che continuerò nel post successivo: (ancora da scrivere)
=> LINK MarkDown, AsciiDoc e Fountain
Semplicità, versatilità e portabilità in un sistema di scrittura leggero, rapido e potente.
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burtozwilson@etik.com