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La democrazia

Questo è un capitolo della Guida VST.

Democrazia significa “Governo del Popolo” perché in democrazia non c’è autorità più alta del popolo.

La democrazia nasce come contratto sociale del popolo e rimane sua esclusiva competenza.

Il sistema politico, di conseguenza, deriva solo da questo contratto sociale.

I principi

Non esiste democrazia senza applicare i seguenti principi della democrazia assembleare:

L’uguaglianza

Tutti i cittadini adulti e mentalmente sani sono uguali e possono decidere, anche perché il sistema politico ha il compito di favorire l’uguaglianza.

L’iniziativa

Tutti possono presentare proposte, anche se si stabiliscono delle regole per farle collettivamente e presentarle in incontri pubblici.

La maggioranza

La maggioranza decide e tutti si adeguano, la maggioranza richiesta aumenta con la necessità di maggiore condivisione nell’approvare i valori e le regole fondamentali.

Il mandato

Chi non partecipa cede il proprio mandato ai cittadini che partecipano.

A questi fondamentali aggiungo i seguenti non meno importanti:

L’identità

Chi siamo e cosa vogliamo, deve essere salvaguardata; non è un'etichetta perché tutto muta costantemente.

La partecipazione

La partecipazione deve essere favorita dal sistema politico informando correttamente e coinvolgendo i cittadini in un percorso formativo.

La trasparenza

La trasparenza del sistema politico e l’informazione istituzionale deve essere completa perché è la conoscenza che permette la corretta decisione dei cittadini.

L’informazione

L’informazione deve essere la base su cui il cittadino forma le sue scelte. Quando vengono forniti fatti essi devono essere documentati; le notizie false vanno corrette ed ogni abuso va punito.

I metodi di decisione democratica

Nella costituzione democratica vanno normati i metodi che sono necessari per garantire il funzionamento dei principi democratici:

La democrazia diretta

La democrazia diretta è nata quando non si poteva più decidere in una singola assemblea e si cominciò ad approvare tramite voto; ovviamente venne regolata anche la presentazione delle proposte. La democrazia diretta si esprime con l’iniziativa popolare e con il referendum ma in realtà la necessità di conoscere per poter deliberare e di trovare una larga maggioranza impone dei passaggi di dibattito e di confronto. Qualsiasi proposta deve essere discussa e modificata fino ad ottenere un primo consenso (almeno un numero di firme sufficiente); deve essere adeguata per ottenere una sicura maggioranza ed anche essere formalizzata con l’aiuto di esperti e giuristi prima di passare alla votazione popolare. Può darsi che i rappresentanti o gli amministratori oppure un’altro gruppo di cittadini possa proporre una alternativa migliore, quindi il popolo sceglie tra le due o più proposte. Spesso nella discussione si trova un compromesso tra le proposte che probabilmente rappresenta la migliore soluzione possibile.

La democrazia rappresentativa

La democrazia rappresentativa è nata come metodo per risolvere la complessità delle scelte che i cittadini non vogliono, o semplicemente non riescono a fare direttamente, demandando ad un parlamento di rappresentanti che vi lavorano a tempo pieno. Nella democrazia rappresentativa il cittadino si esprime solo con il voto per cedere un mandato che dovrebbe essere fiduciario e parziale, per esempio i parlamentari non dovrebbero decidere sul il loro stato e mandato. Soprattutto nei nostri giorni, in cui i partiti maggiori accentrano il potere pubblico nelle loro direzioni, i parlamentari devono avere un mandato parziale e vincolato nel tempo. Se l'obiettivo della democrazia è il bene comune nelle singole decisioni tutti i parlamentari sono autonomi e non bisogna considerare la maggioranza ottenuta dai gruppi alle elezioni come un vincolo e fissarla con specifici vantaggi legislativi. Ad esempio il vincolo di mandato rappresenta la stabilizzazione del potere nei partiti e dei gruppi parlamentari e non l'aderenza ad un programma elettorale che nella maggioranza dei casi non può essere attuato a causa delle necessarie mediazioni.

I due tipi sono complementari e non esclusivi, nemmeno in parte, perché tutte e due derivano dai precedenti principi democratici a cui devono conformarsi.

Le due forme di decisione democratica devono bilanciarsi tra di loro ma al cittadino spetta l’ultima parola.

Il limite invalicabile è quello che la democrazia diretta non può essere inferiore alla democrazia rappresentativa.

I rappresentanti approvano almeno a maggioranza assoluta.

Trovo che le approvazioni parlamentari non devono mai essere a maggioranza relativa. In parlamento l'astensione o l'assenza non debbono influire perché il parlamentare è tenuto a informarsi e decidere al posto dei cittadini rappresentati.

Gli Stati Uniti, per una migliore ricerca del bene comune, hanno messo in costituzione fin da subito l'approvazione a maggioranza qualificata dei 2/3 su richiesta del presidente.

Ritengo che si possa impostare una serie di criteri per distinguere tra leggi ordinarie e leggi fondamentali, che necessitano della maggioranza qualificata, oppure semplicemente dare al presidente il potere di imporre la votazione a maggioranza qualificata.

Copierei dagli Stati Uniti anche l'approvazione delle leggi costituzionali con la maggioranza qualificata dei 3/4 dei parlamentari e maggioranza delle regioni.

In alternativa alle maggioranze qualificate indicate per le leggi costituzionali vedo solo il referendum obbligatorio, con maggioranza assoluta per leggi costituzionali.

Con queste regole la maggioranza corrisponde al bene comune e le leggi si fanno sempre in parlamento e non nelle segreterie.

La situazione della democrazia diretta

I politici di professione hanno cercato spesso di denigrare o rendere inutilizzabile la democrazia diretta per ottenere un mandato pieno.

Sono comunque riusciti a soffocarla di burocrazia e tempi biblici proprio perché non è sufficientemente normata in costituzione; così una cittadinanza attiva non riesce ad essere attrattiva se non attraverso la faziosità dei partiti.

Anche se citata in Costituzione la Democrazia Diretta è solo uno strumento abbozzato e sopratutto usato per gli scopi di partiti e regioni.

Le leggi di iniziativa popolare vengono gestite con la prioritĂ  piĂą bassa e non arrivano nemmeno in discussione, poi quando finisce la legislatura spariscono.

Ma la guida tratta di sistemi elettorali che, benché dovrebbero essere leggi costituzionali e di conseguenza approvati direttamente dai cittadini mediante un referendum, fanno parte della democrazia rappresentativa.

La situazione della democrazia rappresentativa.

Oggi vediamo anche il ripresentarsi di leggi elettorali tali da far prevalere un solo partito o coalizione; con la scusa della governabilitĂ  abbiamo accettato una legge elettorale con un esagerato premio di maggioranza senza badare alle reali conseguenze.

Con il premio di maggioranza basta convincere relativamente pochi parlamentari per approvare modifiche costituzionali senza una consultazione popolare.

Un primo tentativo fallito di modifiche alla costituzione ha dimostrato ampiamente il tentativo di costruire di fatto un quasi premierato non elettivo consegnato alla maggiore minoranza di chi ottiene il premio.

Oggi il sistema misto, usato per le elezioni politiche del 4 marzo 2018, ha dimostrato tutti i suoi limiti e possiamo facilmente dedurre gli scopi dei proponenti.

Il sistema di coalizioni solo elettorali e senza un programma in comune ha le seguenti caratteristiche:

e porta a trarre le seguenti conclusioni:

Evidentemente il limite alle decisioni democratiche dei cittadini sono i partiti.

Invece di raccogliere la volontĂ  popolare attraverso la partecipazione e la condivisione delle proposte, funzionando come catalizzatori di democrazia diretta, per proseguire in parlamento i compromessi necessari ad ottenere leggi ampiamente condivise, i partiti maggiori inseguono vittorie stabili per ottenere carriere politiche/manageriali ed occupazione dello stato, vogliono la partitocrazia.

Nei partiti frequentemente gli iscritti si limitano ad approvare quanto scritto dai dirigenti e le scelte sono limitate tra poche mozioni contrapposte.

In realtĂ  spesso la cosa si risolve come voto al dirigente che presenta la mozione vincente, passando dalla scelta di proposte a quella di persone.

I partiti sono non solo un filtro tra i cittadini e le istituzioni ma la carriera al loro interno costituisce l'unico mezzo per portare la propria visione in parlamento e la carriera nella maggior parte dei casi sarĂ  piĂą importante della visione.

Riformare la democrazia rappresentativa

La democrazia costituzionale, alla base del patto sociale, è composta da norme largamente condivise, che risolvono i conflitti tra le parti, perché decise con maggioranze del 66-75%.

Essa oltre ai principi fondamentali descrive il metodo per modificare le regole ed i valori fondamentali, le regole sulla formazione delle leggi e la gestione di rappresentanti ed amministratori.

Quindi ogni vera riforma seria parte a livello costituzionale.

Tra le Leggi che dovrebbero essere costituzionali le principali sono quelle che riguardano i partiti, i parlamentari e gli amministratori; aggiungo che dovrebbero essere soggette a referendum confermativo obbligatorio.

Tra queste, la prima è la Legge elettorale perché altrimenti favorirà una coalizione elettorale a discapito delle altre forze, ma la legge elettorale e le regole del gioco sono di tutti, non della sola maggioranza assoluta.

Nessuna legge dovrebbe favorire la maggioranza relativa trasformata in assoluta da un premio di maggioranza.

In seguito dovrebbe cominciare una revisione o almeno un completamento, ma solo a piccoli passi oppure una riforma complessiva per mezzo di una assemblea costituzionale.

Tutto ciò non è pensabile se la legge elettorale forma un parlamento che non rappresenta, di fatto, tutto il popolo italiano anche se ciò è scritto sulla costituzione all’art. 67.

Come possiamo fare per eliminare questo problema?

Capisco i sistemi maggioritari ma voglio un parlamento ancora rappresentativo in cui sono considerate le minoranze quando sono maggioranze locali.

Preferisco una legge elettorale senza alcun riferimento diretto ai partiti.

Se i partiti, all’art.49, “concorrono con metodo democratico a determinare la politica nazionale” li interpreto come associazioni democratiche di indirizzo politico composte da cittadini con i medesimi diritti ed eguale peso elettorale perché il voto è personale, eguale, libero e segreto.

Vedo chiaramente l’obbligo di rappresentatività popolare e proporzionalità nel parlamento prescritto nella costituzione.

Nella Costituzione non si parla di partiti o gruppi in relazione al parlamento.

Non vedo in nessun articolo una possibilità di “*vittoria*” di una parte dei parlamentari che fanno riferimento al programma ed alla linea politica di un partito al di là delle maggioranze mutevoli che si formano nei lavori parlamentari, *maggioranze che non devono essere dopate dalle leggi elettorali*.

Il divieto di mandato imperativo rappresenta proprio l'indipendenza dei parlamentari che possono associarsi nei gruppi ma restano senza vincoli.

Se i gruppi rappresentano nei regolamenti parlamentari i relativi partiti o coalizioni questo non deve significare alcun obbligo di iscrizione in essi.

Ma non si deve consentire il passaggio da un gruppo ad un altro ma le sole dimissioni.

In conclusione:

La legge elettorale migliore è costituzionale ed approvata direttamente dai cittadini.

Ma una legge elettorale per i cittadini come dovrebbe essere?

Prossimo capitolo: I sistemi elettorali.

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Roberto Soccoli.