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E vai, quest’anno la lista è più lunga. Ho letto di più, mi sono dedicato più assiduamente alla lettura in molti momenti dell’anno. Arrivato a fine anno i libri che ho letto a gennaio mi sembrano ricordi di un passato remoto!
Alcuni di questi libri sono stati recensiti nel gemlog di questa capsula nel corso dell'anno.
The short comments are half in Italian and half in English for no good reason, it’s just how I happened to write them down.
Non ho veramente niente di intelligente da dire. In questi libri c’è tutto, ogni persona che vive o passa dall’Italia dovrebbe leggerli, soprattutto per il femminismo ma anche per tutto il resto.
Very convincing, as reminiscing as it can be of “L’amica geniale” series that I read last year. The reel of emotions, high and low, the teenager protagonist goes through is both familiar to me and firmly foreign – because it is centered on female bodies and experiences of trauma.
Naples is the permanent background, even though it’s mostly in a dualistic perspective of rich versus poor parts of the city.
I’m so happy that there are more books by Elena Ferrante I yet have to read.
(I was going to write something totally different in Italian, but out of respect for the nice people here I forced myself to write in English.. the short comment above is not bad, just different from what I had in mind)
Un libretto pesante come una montagna. Una denuncia feroce, umana, precisa di chi ha scelto di mandare a morire una valle intera con i suoi abitanti. Un documento storico importantissimo che ripete in modo innegabile chi sono stati e chi sono i maledetti infami di cui l’Italia deve liberarsi ancora oggi.
I postponed reading this book for several months because even the title made me uneasy.
The third book about Lloyd Hopkins is more violent than the previous two. It’s less about complex thought processes and understanding the mind of a criminal, and more about swimming in a dark pool filled with corpses old and new. Enemies of the protagonist are now almost all other members of the Police department.
In a sense it’s more human than previous books, perhaps because Lloyd finally stops being a sexual predator.
Bellissimo, denso, multiforme, metaletterario, femminista, e infine tipograficamente appagante.
Il “making of” conclusivo è una ulteriore prova della grandissima Igiaba Scego. Mi stupisce che non ci sia scritta la parola “intersezionalità” nonostante il libro ne sia densamente intriso.
Mai giudicare un libro dalla copertina. Questo libretto comprato usato a 1 € mi ha fatto esplorare un cliché letterario già noto in autori ben più blasonati, quello dei fascisti che proseguono a fare i loro sporchi traffici dopo la fine della guerra. È un cliché ma anche una verità storica che qui si mescola a un poliziottesco non male. Tutto ambientato in Liguria, che un po’ ci vuole.
Lettura abbastanza pesante, sia per il linguaggio ricercato e merlettato sia per la ripetitività del discorso, ma qualche passaggio gradevole nella scoperta dei luoghi del protagonista. Francamente imbevibile tutto il resto, per quanto probabile genuina memoria romanzata del periodo.
La brevità fa di questo libro un coltello ancora più affilato. La crudeltà di tutto è immensa, dalla famiglia, all’amore impossibile, al dominio coloniale, all’impossibilità di conunicare alla tragica morte dell’immortalità.
Un altro giallo Frilli, questo un po’ meno pretenzioso ma comunque aveva così tanti elementi che mi tornavano familiari che ho pensato persino di regalarlo a una collega: Genova, il finalese e le sue grotte, le campane, il funzionario della Soprintentendenza.
Non c’è molto da dire sul libro scritto da un premio Nobel. Ma mi sento di dire che ho scoperto un altro ruscello di letture a cui attingerò nei prossimi anni. Anche questo è un libro africano, anche questo ibrido, figlio di due continenti. C’è un passaggio sull’archeologia, che ho condiviso con un gruppo di amicɜ, con loro grande diletto per la finezza con cui descrive quello che cerchiamo di capire:
Ma, pur sbiadite e incrostate, restano tuttavia tante linee, che sembrano frammenti ancora più scarsi del tutto: un lampo caldo nell’occhio quando la faccia è scomparsa, un odore che richiama una musica dalla melodia inafferrabile, il ricordo di una stanza quando la casa e la sua ubicazione sono ormai dimenticate, un pascolo vicino alla strada in mezzo al nulla. Così il tempo smembra le immagini del nostro tempo. O, per dirla in maniera archeologica, è come se i dettagli della nostra vita si fossero accumulati a strati e adesso alcuni strati fossero stati portati via dalla frizione di altri avvenimenti e pezzi di materiali a caso restassero ancora, qua e là, senza ordine.
This book starts throwing so many things in your face at once: geography, family, rape. It’s pleasantly out of my comfort zone (?!). I’ve heard it’s a bit different from Marklund’s other books. Ultimately it’s a hymn to infinite love, travel and Ken Follett.
Ho letto finalmente “Metà di un sole giallo” di Chimamanda Ngozi Adichie. Era da diversi anni che era nella lista dei libri da leggere, più o meno da quando ho letto per la prima volta Chinua Achebe. Un paio di anni fa avevo solo letto un suo saggio che si chiama “Dovremmo essere tutti femministi”.
Questo libro è maestoso. I protagonisti sono i personaggi principali e sembra in certe parti della loro storia che riescano a controllare eventi più grandi, sulla scia dell’entusiasmo politico, dell’amore, dell’amicizia. L’impianto cronologico, con la sua alternanza tra il prima e il dopo, mi ha suscitato un sentimento di attesa e compassione per quegli eventi di cui già conoscevo per sommi capi il seguito. Ma tra i sommi capi si annidano molte storie, fatte di debolezze, di tradimenti, di incredibile generosità. E quelle danno trama e senso a tutto il romanzo.
La vicenda storica del Biafra è di quelle molto conosciute ma di cui, in maniera impeccabile nello stesso libro è scritto, siamo più abituati a conoscere le immagini che hanno reso famosi i fotografi che non le persone, tutte quelle morte e tutte quelle sopravvissute.
Il libro ha una sottotraccia molto esplicita, ovvero la scrittura stessa. Come si fa a scrivere di una guerra così atroce? Chi può essere in grado di scriverne? La risposta sembra essere: solo chi ne ha attraversato di persona le atrocità in prima persona. E la figura di Ugwu, che ho trovato in assoluto la più tragica, è proprio quella che sembra dare maggiore senso alla storia. La scomparsa nei capitoli finali, senza soluzione, è un elemento di angoscia difficile da dimenticare.
There are separate parts of this book that have their own identity. When reading through the final chapters I wondered if this was really the same book I had started a few weeks earlier. This is to say, the protagonists have a powerful way of growing up and becoming something different as the story progresses.
What stuck with me the most was how Ifemelu was “not Black” until she arrived in the USA.
Trovo ogni tanto dei libri negli scaffali dei miei suoceri che prendo in prestito per la lettura, e scopro autrici che hanno un posto importante nella letteratura mondiale. Questo libro è uno di quelli.
The writing is plain and moves forward slow and easy, but don’t be deceived. Each page is like a heavy stone, a new turn of the “plot”. The narrator sits, mourning and yet powerful thanks to her own writing.
Each page until the very end is so strong and deeply ties together the personal sphere and the political. The pregnancy of the young daughter of Ramatulaye is the final step in this woman’s liberation journey away from traditional roles and preconceptions.