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Barbie stereotipo (la Barbie che si immagina quando si immagina Barbie), vive senza pensieri a Barbieland, ha una casa da sogno e una vita meravigliosa dove tutte le Barbie vivono d'amore e d'accordo e gestiscono il potere a scapito dei Ken, che non fanno nulla tutto il giorno. Un giorno comincia ad avere pensieri di morte e andando a consulto dalla Barbie stramba scopre che, nel mondo dove fu ideata, qualche umana si è connessa a lei e ne sta mutando la natura. Per evitare che ciò accada e la bambola si riempia di cellulite, Barbie si deve recare nel mondo reale, contattare l'umana e richiudere la connessione. Barbie e Ken (però compagno accettato di malavoglia da Barbie), partono dunque in missione per salvare (è il caso di dirlo!) la pelle! Tuttavia i dirigenti della ditta che produce i giocattoli, scoperto l'arrivo dei due, fiutano il disastro imminente: introdurre un'abitante di Barbieland può produrre cambiamenti strutturali e irreversibili nell'universo: quella bambola va fermata ad ogni costo!
Raccontato così il film non sarebbe neanche male: mischiando la giusta dose di follia di una trama delirante e che non si prende sul serio, un estetica del cattivo gusto che diventa tanto eccessiva da diventare affascinante e magari una *sottile* dose di satira sociale, qualcosa di buono poteva venire fuori.
E invece io non so cosa sia successo: la maionese è impazzita. A parte essere tutto il film un enorme pubblicità ai prodotti della ditta di giocattoli, cosa comprensibile e messa in conto, cosa abbiamo? Una serie di battute che forse possono fare ridere un bambino. Non ci sarebbe niente di male anche se fosse così, in fondo è un film su un giocattolo per bambini prodotto per vedere giocattoli per bambini. Ma l'autrice, evidentemente, non si accontenta di questo e giustappone a questa comicità da imberbi una serie di spiegazioni sul perché e il percome del mondo. Succede questo: ad un certo punto il film si ferma e un'attrice fa un monologo in cui spiega come sia brutto il patriarcato, come sia bello il mondo di barbie dove tutti sono ben accetti (purché siano barbie), o su come barbie sia uno stereotipo capitalista, o su come sia difficile essere una donna, eccetera. La cosa divertente è che - ad un certo punto- viene criticata l'abitudine di certi uomini di considerare incapaci le donne e di sentirsi in dovere di spiegare loro ogni cosa anche se non l'hanno chiesto. Ed è proprio quello che fa questo film!
Adesso, con tutto il rispetto, io volevo vedere un film; se volevo andare ad assistere ad una noiosa lezione andavo all'università, dove sono gratis.
Una nota a margine. L'unico personaggio interessante del film e il Ken interpretato da Gosling che, come prometeo, ruba la conoscenza per portarla agli uomini. Mentre tutti gli altri sembrano sapere già tutto, come funzioni il mondo e come debba continuare a funzionare, lui introduce un concetto sconosciuto in un sistema (e un film) profondamente conservatore: il conflitto. Avesse, l'autrice proseguito con questo tipo di narrazione invece di ficcarci in gola le proprie rispettabili opinioni, sarebbe stato meglio. Io comunque avrei voluto John Waters come regista!
Ciao!
C.
¹ se è voluto tanto di cappello!