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2014-10-06
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Il fatto che uno paghi fior di soldi (e intendo dire veramente fior di soldi) per passare ore a sollevare a mani nude dei grossi pesi con l'unico scopo di rimetterli al loro posto dopo pochi secondi è uno dei segnali inequivocabili della decadenza del genere umano, destinato giustamente a un'inevitabile estinzione.
Una sacrosanta ragione hanno tutti quelli che mi hanno fatto notare, senza nascondere un'espressione di beffardo compatimento, che uguali risultati potrei ottenerli zappando terreni incolti o scaricando cassette al mercato ortofrutticolo. Come dar loro torto, effettivamente.
Invece, come molti altri, ho deciso di iscrivermi a una palestra. L'ho scelta vicina al mio luogo di lavoro e lontana dal mio divano, ovviamente per non cadere in tentazione. Perché nella lotta tra quel coso su cui la-gente-di-palestra corre per ore senza muoversi e il-mio-comodissimo-divano, il-mio-comodissimo-divano vincerebbe a mani basse. L'idea è quella di arrivare a ottenere un fisico scolpito, bicipiti d'acciaio, addominali a tartaruga e altre cose di questo genere; naturalmente facendo prima i conti con la forza di volontà.
Forza di volontà che è sempre ai livelli massimi al momento del mio trionfale ingresso nella sala degli attrezzi, ma decade drammaticamente a ogni singola ripetizione dei maledetti esercizi che il *personal-trainer* mi ha appioppato, tendendo progressivamente verso lo zero assoluto.
Fatto sta che non mi diverto neanche un po'. Ma sarà un mio problema, certamente. Sarà per la mia insana pigrizia, o perché muscoli da tempo immemore assuefatti al mio-comodissimo-divano non si sono ancora abituati a essere usati a fare cose molto diverse dallo spostare il bicchiere di birra verso la bocca e ritorno. Deve essere per forza così, perché le palestre in giro sono tantissime, e tutte le tantissime palestre in giro sono pienissime. Quindi deve esserci qualcosa di divertente. Deve esserci per forza.
A testimoniarlo c'è anche il fatto che di gente con muscoli prominenti e definiti in giro per le strade se ne vede sempre di più (con magliettine causalmente due taglie più piccole del dovuto).
Alcuni mi suggeriscono che ciò potrebbe essere dovuto all'endorfina rilasciata dall'organismo sotto sforzo. Può essere. Credo che, però, il vero motivo sia da addebitare più all'istinto ancestrale che spinge l'essere umano verso l'accoppiamento e la riproduzione.
Pare che il genere femminile sia in media più attratto dall'addominale a tartaruga piuttosto che dalla pancia flaccida su cui si compongono ondeggiamenti regolari ad ogni sollecitazione. D'altro canto pare altresì (e questo posso testimoniarlo in prima persona) che il genere maschile sia portato ad apprezzare maggiormente i glutei sodi e definiti, rispetto ai buchi mollicci della cellulite (ovviamente la divisione tra gusti maschili e femminili risente delle eccezioni che tutti possono immaginare, e che tra l'altro sono ben rappresentate in questi ambienti).
Quindi come spesso accade, ciò che ci rende piacenti agli occhi dell'altro è anche ciò che è maledettamente difficile ottenere. Direi che questo è stato un tiro mancino da parte di chi comandava durante la creazione, ammesso che ci fosse qualcuno che comandava. Ma ahinoi, ormai è fatta.
Fatto sta che in generale la gente di palestra in massima parte non esegue gli esercizi normalmente. Li esegue con il metodo Stanislavskij.
Si accomoda sulla macchina per eseguire l'esercizio, che è strategicamente piazzata davanti a un grande specchio. Si osserva intensamente, e si lancia da solo un cenno di intesa.
Poi inizia a sollevare pesi con grande grandissimo sforzo, ma la cosa che interessa di più alla gente di palestra è l'immagine riflessa nel grande specchio. L'espressione del viso deve essere "virilmente determinata", e mai e poi mai essere "disperatamente sfatta". Questo è fondamentale.
Ed è molto importante nascondere dal viso l'espressione di "sardonico compiacimento" che si palesa sul volto del neo-palestrato, quando questi vede per la prima volta comparire sottopelle dei muscoli che non sapeva neanche di avere. Quando il neo palestrato viene colto in questo atteggiamento, il palestrato senior (solitamente di stazza doppia) lo apostrofa immediatamente con l'umiliante espressione di "bonaria derisione".
Poi, finito l'esercizio la gente di palestra si alza dall'attrezzo e si muove verso il successivo. Ma non cammina. Sfila. Con passo deciso, fronte alta, petto in fuori, pancia in dentro, e lo sguardo sempre "virilmente determinato".
Naturalmente dentro di sé la gente di palestra vorrebbe tanto potersi incurvare, ansimare e zoppicare tossendo fino allo spogliatoio, maledicendo l'incessante dolore dei poveri muscoli maltrattati.
Ma questo non è concesso, bisogna completare la scheda. E dopo che l'hai completata, piazzarti ancora su quel coso dove corri corri (se vuoi anche in salita) e non ti muovi mai. Si chiama defaticamento. Defaticamento?!? No, davvero, defaticamento?!? Defaticamento per me è il letto, il divano, al limite una sedia con lo schienale; una bella bibita fresca da bere, se ho fame un panino. Non correre! Correre non è defaticarsi, è aggiungere altra fatica, alla fatica che hai appena finito di fare. Ah l'inganno che si cela nell'uso distorto delle parole!
Per fortuna che poi c'è il piano di sotto, con la vasca dell'idromassaggio, e la sauna, e il bagno turco, e un altra sala non ho ancora capito bene cosa sia; dove però è bellissimo entrare e star lì finalmente in panciolle, a far niente. Finalmente a perdere tempo. Adoro perdere tempo. È la cosa che in assoluto mi riesce meglio.
E in questo luogo caldo e accogliente, finalmente anche la gente di palestra si rilassa, e non tiene più fissa sul viso l'espressione di "virile determinazione". Finalmente passa all'espressione di "ebete felicità". Quell'espressione che ha il genere umano, quando calza tutto il giorno scarpe di due numeri più piccole, e poi, finita la dura dolorosa giornata, si siede sul letto e, con gesti lenti, se le sfila.