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2023-08-08 alle 18:40 UTC
Non lo nascondo: lo sbirciare all’interno del quinto libro dell’Antologia Palatina e cercare qualche sconceria ha un gusto tutto suo, indescrivibile. Per motivi di feste di laurea, ho riaperto quel vaso di Pandora e, accidenti!, quante perle ho trovato!
Nonostante tutte le poesie sozze che ho letto, ve ne riporto una leggiadra e quasi romantica, che ho riadattato di modo che i versi siano tutti endecasillabi. Se volete il testo originale, potete cercare l’epigramma 5.241.
Sul punto di parlarti, mi fo muto,
mi ritraggo, ti resto ancora accanto.
Questo distacco da te, quasi notte
di sangue, truce, mi lascia atterrito.
Quella tua luce è compagna del Sole;
eppure il giorno è muto; tu, invece,
mi porti parola ancor piĂş soave
d’un canto di Sirene, cui speranza
sospende del tutto l’anima mia.
Vorrei poter dire che un po’ mi ci ritrovo, ma sarebbe esagerato: è comodo mettersi in bocca parole di poeti e sentirsi sicuri che ciò che si prova ha senso ed è ben determinato.