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The Sadness

Rob Jabbaz

2022, 99', colore

https://en.wikipedia.org/wiki/The_Sadness

Jim e Kat sono una coppia che vive in un assolata Taipei cercando di conciliare le proprie vite professionali con quelle di coppia. Dopo aver accompagnato in metropolitana la ragazza, Jim assiste ad una esplosione di violenza in un bar, che non riesce a spiegarsi in nessuna maniera. Inseguito da queste persone che sembrano in preda ad una forma molto peculiare di rabbia, si rifugia in casa ma viene attaccato dal vicino armato di cesoia, solitamente socievole, ma non quella mattina. Compreso che qualcosa di orribile e pericoloso sta accadendo in città, Jim si lancia alla ricerca della compagna che nel frattempo si trova in metropolitana in direzione del posto di lavoro.

Il film ambientato e girato a Taiwan, durante questa pandemia di covid, sembra nei primi minuti raccogliere tutto il disorientamento delle persone rispetto alla malattia che sta per diffondersi: e' pericolosa? Quanto? Come dovremmo reagire? Le risposte dei governi sono adeguate? Oppure eccessive? Ma si tratta di poco più di un pretesto (ma efficace!) per inquadrare la vicenda che potrebbe essere vista come un rifacimento spurio de: "La Città Verrà Distrutta all'Alba", senza l'allegoria del film di Romero ma neanche senza trasformarsi in una semplice fiera dell'effettaccio.

Non è che si lesini sulle scende disgustose, anzi! Diciamo che il film probabilmente deve la sua notorietà a queste scene, ma io direi solo in parte. Dalla sua ha un ritmo che si mantiene sempre teso (e d'altronde, saggiamente il film dura poco più di un ora e mezza), una fotografia negli interni un po' troppo tendente al blu per i miei gusti e un commento sonoro di sicuro impatto.

Tutto bene quindi? Bene ma non benissimo, direi! 😉 Purtroppo il film manca di ironia e questo rende tutta la rappresentazione delle violenze un po' fine a se stessa.

Il regista negli extra del DVD, dice di aver volutamente eliminato il grottesco e l’ironia dal film, e di non aver mostrato alcune scene perché così eccessive da diventare noiose o involontariamente comiche. Ma erano proprio l'ironia che permetteva ad "Ebola Syndrome" (per fare un esempio di film simile) di osare ben più quanto non faccia l’autore canadese in questo film. Inoltre in quel lavoro di Yau (e ancor di più in "Untold Story") era proprio la giustapposizione di registri farseschi, sostituiti da quelli seriosi e drammatici, a dare spessore ai personaggi senza spezzare il ritmo con lunghi dialoghi o scene non strettamente funzionali allo sviluppo della trama.

Comunque bel film e buon finale (citazionista), il regista dice anche che il produttore finanziò il film coi soldi fatti con ethereum; allora a qualcosa servono! 😃

Questo film ha i titoli di testa e questo depone a suo favore; menzione speciale per i titoli di coda, organizzati per dipartimento (effetti speciali, postproduzione, ecc.). Non ho visto indicato chi fosse incaricato del catering.

Ciao!

C.

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