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Così, proprio nei momenti in cui si avrebbero i più diversi ed incombenti doveri di cui è necessario occuparsi, ci si siede alla propria scrivania - o, se proprio messi peggio, ci si getta bellamente sul letto - e ci si perde.

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  <a href='https://youtu.be/N_8C3Z1W_HI?t=5' target='_blank' >
    <img class='u-photo' src='{{ image }}' alt='un papĂ  aiuta una bambina  raccogliere le conchiglie'>
  </a>
  <figcaption>praticamente mi sono reso conto che è inutile leggere perché in una foto come questa è riassunto tutto quello che ho scritto qui. Se volete spaccarvi, cliccateci sopra</figcaption>
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Forse, però, perdersi nei pensieri è il modo migliore per ritrovarsi;

condividerò dunque, senza che nessuno me lo abbia chiesto, ma facendolo comunque perché sappiamo tutti che sono un inguaribile egomaniaco, il mio trip:

come si può, ignorando la posizione della propria salvezza, pur consapevoli e sicuri di averla dentro di sé, ritrovarla se non errando disperatamente ed ingenuamente per i meandri del più complesso labirinto esistente, il proprio cuore?

Io la sto cercando come un folle, ora, e contemporaneamente penso alle immense illuminanti parole di Don Luigi Ciotti con cui oggi ho persino avuto l’onore di chiacchierare: se la salvezza della società è quando l’io si riunisce nel noi, e se l’insieme di migliaia di migliaia di io è inutile finché non si riconosce nella sua pluralità, mi chiedo: come può il gruppo fantastico chiamato umanità, di cui abbiamo la fortuna di esser parte, aiutarci a colmare i nostri più profondi e soprattutto intimi vuoti?

Magari, invece, questo è proprio quell’unico momento in cui c’è bisogno di gridare a tutti quelli che provano a capire che cavolo abbiamo hey, teacher, leave those kids alone! come mi stanno cantando i Pink Floyd, magicamente evocati dal vinile che mi ha regalato lo zio e che sto amando. (grazie zio Anto)

In realtà temo di sentire la necessità di dover proprio mandare tutti a quel paese e tuffarmi nell’immenso mar in cui a Leopardi è dolce naufragar, ma troppo arduo per la maggior parte di noi, succubi di un mondo di infiniti ed incessanti stimoli e privo di pause: trovandoci sempre circondati, per fortuna, da persone meravigliose che si preoccupano di noi, è difficile riuscire a concentrarsi su ciò che in ognuno di noi manca senza lasciarsi distrarre.

Quando però, esausti dopo un tempo assurdamente lungo di ricerca e di film mentali, si rimane sconvolti rendendosi conto che a completare sé stessi non è quel dannato qualcosa che si cerca da millenni, ma qualcuno, che senza nemmeno la necessità di essere cercato, semplicemente ed inaspettatamente si trova, allora, dicevo, si rimane attoniti, sorpresi, ed inevitabilmente ci si proietta totalmente in un sentimento nuovo, speciale e sorprendente.

Sei uno sfigato, direte. Però, nel momento in cui persino quell’unico qualcuno si rivela irraggiungibile, non disposto a lasciarsi travolgere da un’esperienza così pericolosa, ma soprattutto lontano, cosa belin si pensa? Cosa si fa? Dove sta la soluzione? Esiste soluzione?

[E NON DITEMI che non serve soluzione perché non ci sono problemi, perché, grandi o piccoli, tutti li abbiamo, puzzolina. (ci tengo a sottolineare che i miei sono problemi relativamente piccoli e nonostante i miei interminabili struggle posso ritenermi fortunato e ringraziare di non essere malato o affamato, le mie sono paranoie esistenziali esagerate e incomparabili con i veri, seri problemi della vita, che ahimè riconosco essere ben altri)]

Riprendendo il filo, nel mio caso, da cattolico convinto, la soluzione è ovviamente Dio.

Ma io, mio caro, finché non passo a miglior vita, dove posso veramente trovarti in maniera definitiva qui sulla Terra (o anche su Marte, se fosse necessario)? Posso trovarti una volta per tutte?

Alla fine missĂ  che mi sono reso conto di come sta la situa:

una volta crollata ogni le speranza di poter veramente raggiungere serenità e soddisfazione, ci si dispera, come nel mio caso. Non è però necessario. Il fine dell’esistenza, in fondo, deve essere la felicità. Se ci rendiamo conto che questa non può essere trovata definitivamente, ci sono due possibilità e mezza:

1. Riconoscere che la felicità, come tutte le altre passioni, è un’illusione nociva, a cui non si deve cedere, che è necessario scongiurare comprendendo che la vita è principalmente sofferenza (Giacomo Leopardi)

2. Riconoscere che la felicità, come tutte le altre passioni, è un’illusione a cui inevitabilmente si soccombe, ma fondamentale per la sopravvivenza (Ugo Foscolo)

0,5. Riconoscere che la felicità è in realtà la ricerca della felicità stessa - sentenza del filosofo fasullo ed improvvisato (quale io in realtà sarei, ma vabbè)

E dunque?

Dunque risposta non c’è. Ovviamente. (sennò che gusto ci sarebbe?)

Solo un genio forte (si fa per dire) e risoluto quale Leopardi può sopravvivere riconoscendo che ogni passione è vana e va fuggita, rifiutando persino l’amore (che ha deluso anche lui… vero Fanny?) e solo uno scapestrato implacabilmente tormentato come Foscolo può essere ossessionato dalle illusioni al punto di suicidarsi. Io ritengo allora che per non preoccuparci e soffrire troppo dobbiamo credere in una sintesi fra numero uno e numero due (chiamiamola Ugo Leopardi, o Giacomo Foscolo)

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(anzi no, ho deciso)

La Teoria UGOMO

la soluzione, la salvezza, non è dentro noi, è qualcuno, è il prossimo. Persino il più sconosciuto, degradato ed anonimo degli uomini, una volta incontrato va amato come fosse un fratello, in questo caso il nostro amare verrà ricompensato con una felicità grandissima e sempre maggiore ma mai definitiva. Dovremo dunque continuare a cercare, sforzandoci, la felicità dentro noi, la quale in realtà è un’illusione e lo sarà sempre finché non troveremo la sua vera manifestazione, ossia Dio, in una persona a cui dedicarci, a cui volere bene, in funzione della quale vivere e pensare, completandoci con lei reciprocamente.

Uff, scusate, uso un linguaggio contorto e sono proprio noioso. Però certe volte sti articoli -se così possono essere definiti - sento proprio di doverli scrivere, tanto voi non dovete per forza sorbirveli; sono sicuro che dei tre che leggeranno seriamente, tipo solo uno sarà arrivato fin qui incolume.

Devo confessarti che non me l’aspettavo amico, ti stimo e ti ringrazio per avermi sostenuto con la lettura. TU CREDI che io non lo senta, ma in realtà ogni persona che condivide quello che sto pensando è un battito in più del mio cuore, nei momenti in cui qualcuno legge aumentano di conseguenza un po’ di più, dandomi più energia e rendendomi più felice.

Ti chiedo scusa perché parlo sempre delle stesse cose, ma se ti va, al posto di scrivermi bravo, bello! come fanno tutti, apprezzerei un sacco se mi scrivessi invece che ne pensi o, sarebbe grandioso così smette di essere un monologo, se confutassi ciò che penso, almeno mi diverto un po'.

Oh, sia chiaro, se mi dici bravo, bello! sono un botto felice lo stesso, ma continuo lo stesso ad avere una media di italiano scritto del 5.7.

Grazie, ciao, tvb, vvb, un abbraccio, tanti cuori, viva la vita, baci, galuppi. (per pochi)