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Picea Smithiana

Abete dell'Himalaia

Le gocce di resina che si riscontrano sui giovani coni di questa conifera, alta e imponente, originaria delle catene montuose dell'Himalaia ne hanno determinato il nome locale di morinda, parola appunto himalaiana che significa "miele dei fiori".

L'albero ha portamento piramidale e rami lunghi e penduli la cui forma è utile perché consente alla pianta di liberarsi del considerevole peso della neve, che è costretta a sopportare, dato che cresce sull'Himalaia fino a 3.700 m di altitudine.

Introdotto in Europa nel 1818 questo albero richiama l'attenzione per la sua eleganza ed è piantato nei parchi e nei giardini, dove abbia spazio sufficiente per crescere. Sebbene da giovane sia esposto ai danni delle gelate primaverili, una volta attecchito è resistente e cresce con rapidità. Può sopportare ombra moderala e si sviluppa meglio nei terreni umidi, ma si può adattare anche ai terreni aridi dell'Italia centro-meridionale.

L'unica altra Picea con cui l'abete dell'Himalaia può essere confuso è P. brewerana, nativa delle montagne dell'Oregon e della California, che è anch'essa dotata di rami penduli. Ma l'abete dell'Himalaia ha aghi rotondi e non piatti come P. brewerana e i suoi germogli sono privi di tomento.

Questa conifera, originaria dell'Himalaia, dall Afghanistan al Nepal, cresce bene su suoli umidi.

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I lunghi aghi appuntiti, verde lucido su entrambe le facce, si curvano in avanti. Le gemme sono grandi e rosso-brune. I fiori si schiudono in maggio.

Il fogliame pendente ha il medesimo aspetto di P. brewerana, ma l'effetto di cortina è meno marcato.

Altezza: fino a 36 m.

Il cono maturo diventa marrone brillante.

Il giovane cono, verde chiaro, ha forma allungata e appuntita. Le squame sono arrotondate.

La corteccia è grigia e si rompe in placche sottili.