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Castagno
Il castagno, probabilmente originario dell'Europa orientale e dell'Asia Minore, può essere ormai considerato pianta indigena in Italia. È infatti coltivato da tempo immemorabile come pianta agraria e forestale. I Romani lo diffusero sulle Alpi e sull'Appennino settentrionale e poi negli altri Paesi europei.
Secondo alcuni autori, il suo nome deriverebbe da Kastanis, città del Ponto dove, a detta di Plinio, era particolarmente abbondante.
Le castagne sono ricche di amido e di zuccheri, sono nutrienti e digeribili, e hanno costituito, fino ad alcuni decenni fa, l'alimento base delle popolazioni rurali di zone collinari e montane, in inverno. Vengono utilizzate fresche, secche, ridotte in farina. L'industria dolciaria le usa per marmellate e marrons glacés.
Il legno è molto simile a quello della quercia, sebbene non abbia la marezzatura argentea, tipica di quell'albero.
Il castagno cresce bene sui suoli acidi di montagna e può raggiungere, negli esemplari più vecchi, altezze di 30-35 metri. Famoso per le sue dimensioni è il vecchissimo "castagno dei-cento cavalli" alle pendici dell'Etna, sotto la cui chioma, secondo la tradizione, si sarebbe rifugiata Giovanna d'Aragona con tutto il suo seguito di cavalieri per ripararsi da un improvviso temporale.
Il castagno è coltivato in tutta l'Italia e costituisce ormai un'immagine tradizionale del nostro paesaggio montano.
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Il frutto è un riccio verde spinoso che, in autunno: si fende per liberare da uno a tre frutti commestibili.
Le castagne sono acheni con buccia bruno scura. All'interno, due cotiledoni bianchi. Maturano in ottobre.
Le foglie sono alterne, seghettate e con nervature parallele. Gli amenti possono avere o solo fiori maschili, simili a fiocchi gialli, o fiori maschili verso l'apice e femminili verdi, più piccoli, alla base.
Gli alberi di castagno sono alti, a chioma ampia con molti rami snelli, ma che si espandono. Altezza: fino a 30 m.
La corteccia si divide in lunghe nervature a spirale.