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Ci siamo, l’anno 2021 è finito da un po’ e sto scrivendo la lista dei libri che ho letto. Questa lista è dedicata a due persone che mi hanno detto di averla letta negli anni scorsi, A. e M.
Quest’anno ho tenuto traccia dei libri letti e desiderati in un modo nuovo, su un nodo BookWyrm. Ho anche scritto su questo gemlog brevi recensioni mano a mano che le letture si susseguivano.
Ho pensato all'inizio del 2021 che avrei potuto leggere 12 libri e ne ho letti 12, ma più che la quantità mi ha dato soddisfazione la continuità. Sono anche riuscito a leggere più lentamente, a rileggere lunghi capitoli e persino un libro intero perché avevo la sensazione di averli letti troppo in fretta.
BookWyrm è un social di lettura e recensioni, decentralizzato
Avevamo lasciato il nostro lettore alle prese con Seni e uova.
Ho impiegato diversi mesi a leggere “Seni e uova”. È un libro monumentale, non solo per le dimensioni.
Cosa vuol dire nascere, cosa vuol dire diventare donna ed esserlo, cosa vuol dire diventare madre, cosa vuol dire diventare padre. Sono tutte domande a cui ho pensato leggendo questo libro.
E poi, anche come si fa a scrivere libri ‒ questo è un altro dei tanti fili che legano le pagine dall’inizio alla fine.
I dialoghi di “Seni e uova” sono più che scambi di parole. Ognuno trova il modo di dire tutto quello che ha da dire, e lo fa in modo straripante, e paralizza essere di fronte a questi lunghi discorsi dove i punti di vista vengono costruiti in modo dettagliato, feroce e liberatorio.
Questa è una lettura che mi era stata consigliata due anni fa nel fediverso. Breve, tagliente e diretto, il resoconto di come Scheherazade si sia annacquata mentre veniva trasportata ad Occidente (Scheherazade goes West, è il titolo originale), come una eroina si sia trasformata in una macchietta di pensierini insulsi nella testa degli uomini bianchi.
Come mi sono promesso, ho continuato la lettura della saga, mi sono immerso nel mondo di Terramare e ho trasportato di qua e di là il librone che lo contiene praticamente tutto. Che meraviglia. Ogni libro è una storia dall’inizio alla fine e vive di vita propria, ma i fili che legano luoghi e persone sono lunghi e profondi.
Questo è il libro della saga che ho trovato più cupo, nonostante Le tombe di Atuan si svolga in gran parte sottoterra. Al centro dell’apoteosi di Ged e della nascita di una nuova guida per Terramare c’è un rapporto di fiducia che è messo in difficoltà e in dubbio dai due protagonisti. E questo è molto più inquietante di una caverna oscura o dell’aldilà.
Quando ho iniziato a leggere questo libro ho finalmente capito che Le Guin ha dato una forma di alternanza alle parti della saga, maschile, femminile, maschile, femminile. Questo libro è molto femminile: segue Tenar come protagonista, sia nelle gesta eroiche sia in quelle più semplici nella casa e nella campagna. Tenar salva la piccola Therru, la vittima di una orribile violenza che rimane a lungo traumatizzata, e anche questo è drammaticamente femminile. Finale epico.
L’ultima parte che conclude la saga è di trasfigurazione. Ho letto due volte il libro perché la prima lettura era stata troppo frettolosa, e perché volevo seguire bene il viaggio dei protagonisti. Una storia che inizia con una brocca rotta non può che catturarmi, d’altra parte. Ho fatto un po’ fatica a seguire con attenzione i nomi dei vari Maestri, e ho confuso un po’ il Maestro delle Mani e quello dei Modelli. Sorrido pensando a come viene sconfitta la Morte qui con una vaga reminescenza del finale un po’ ridicolo del Cannocchiale d’ambra (che non rileggerei affatto).
La raccolta è proprio quello che ci si aspetta per dare spazio alla costruzione del mondo di Terramare. Funziona tutto molto bene, le mie storie preferite qui sono state quelle di Lontra/Medra e di Libellula (che in lingua originale è più direttamente evocativo della protagonista).
I personaggi sono piuttosto inquietanti nel loro delirio reciproco, e il modo in cui Lloyd stesso deve ancora una volta seguire istinti fuori dalle regole è particolarmente ben sviluppato.
“Heaven” è appena uscito, il nuovo libro di Mieko Kawakami.
Non è stato facile leggere “Heaven” perché è un romanzo veramente molto diretto e mi ha buttato dentro alcune tematiche che faccio molta fatica ad affrontare serenamente, come il suicidio, la fiducia negli altri, chiudersi in se stessi. Pur essendo molto più breve del precedente romanzo ne ripropone lo stile grandioso, i lunghi mono-dialoghi in cui alcuni personaggi espongono nei minimi dettagli tutto quello che pensano di un determinato argomento, spesso in modo brutale. La mia memoria di alcuni episodi e periodi di bullismo scolastico, ben più leggero di quello affrontato dai protagonisti, è ancora viva. Qui invece andiamo proprio dentro il quotidiano dentro la testa di chi subisce, e per un po’ anche dentro quella di chi massacra gli altri. È molto duro e c’è una parte di violenza quasi grafica. Non conosco abbastanza la cultura né la letteratura giapponese per situare “Heaven” rispetto a questo tema.
Ho voluto finire di leggerlo durante un pomeriggio soleggiato, sul divano, invece che prima di addormentarmi la sera. Ma sono contento di averlo letto.
Che noia. Ripetitivo allo sfinimento, nostalgico di quando si faceva il militare, maschilista.
Questo l’ho trovato per caso e mi è piaciuto, un po’ letteratura di genere e un po’ spiazzante e onesto sguardo sulla solitudine, sulla salute mentale.
Questo era nella lista dei libri da leggere almeno da due anni. Divorato in modo abbastanza spietato e all’altezza delle aspettative. Per favore non mi parlate di serie TV.
Nel 2022 ho continuato a leggere Elena Ferrante.