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Il dialogo presente nel primo post presenta due dei tipici argomenti a sfavore della mente come prodotto di una macchina computazionale: il primo è l'argomento che va sotto il nome di "qualia".
Il qualia è stato definito¹ come: "quella cosa che si prova quando si prova qualcosa", se tale definizione vi confonde (come me), siete in folta compagnia.
Immaginate che esistano degli occhiali con la proprietà di scambiare il colore rosso con il verde di chi li indossa. Ed immaginate che, per qualche sadico motivo, vostro fratello gemello indossi continuamente, da quando è nato, tali occhiali. Se voi a voi e a lui venisse mostrata una fragola entrambi rispondereste alla domanda "che color ha la fragola?" con "rosso", tuttavia il rosso percepito da vostro fratello non è lo stesso rosso che percepite voi. Riuscite a pensare a come si possa provare la percezione di vostro fratello senza essere vostro fratello?
Ma si può andare oltre, cosa si prova - in effetti- ad essere qualcun altro? Si può immaginare di essere qualcuno ma come si può provare cosa prova qualcun altro -oggettivamente- senza essere qualcun altro?
Questa cosa che non si potrebbe esperire oggettivamente è il qualia.
Se esiste qualcosa nella mente che è sottratta ad una valutazione sperimentale, è la conclusione di tale ragionamento, come si può definire la mente il prodotto di qualcosa di fisico?
La cosa che confonde nella definizione data è data dal fatto che possa essere qualcuno senza che vi sia l'"essente"², che secondo i propugnatori di tale teoria è la condizione necessaria per provare "oggettivamente" le esperienze altrui. Qualunque soggetto provi a compiere tale "misura" rende l'esperienza da oggettiva a soggettiva e quindi inaccurata (perché non è più ciò che si prova ad essere un altro ma ciò che il "misuratore" prova nel provare ad essere un altro).
Tralasciando la meccanica quantistica che affronta tale problema e se la cava egregiamente, immaginiamo cosa questo possa significare con un esempio molto più banale: davanti a me c'è una tazza di tisana calda qual è "oggettivamente" la temperatura del liquido contenuto nella tazza?
Il bravo sperimentatore estrarrà il proprio termometro dalla sua custodia per immergerlo nel liquido ma a questo punto il filosofo della complessità urlerebbe: «Eh no dannato fisicalista! Questa non è la temperatura oggettiva del liquido ma ciò che soggettivamente il termometro percepisce quando è immerso nel liquido. Non si può misurare oggettivamente la temperatura della tisana senza essere la tisana!»
Ciao!
C.
¹ citazione mancante 🤨
² Douglas Hofstadter, "l'Io della Mente" ed. Adelphi