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I have always underestimated and misconceived partying.

I have always lived and envisioned parties as ephemeral moments of freedom, parentheses of wildness. Indeed, I am still convinced they are. My problem so far has been presupposing an implicit spirit of serenity and peace to partake in one. Therefore, it is very rare for me to actually enjoy them, as I am (everyone is) never completely cleansed of worries or priority tasks.

It is much needed a sharp change of perspective. By learning to overlook stress and doubtfulness, I need to embrace partying and value it for what it is.

Partying is a philosophy. I have many friends I envy because of their capability to pause anything else and dive into it, coming out of it very hangover, probably devastated, but—in some whimsical inexplicable way—anew. I consider this ritual a very peculiar and heretical kind of [[Mindfulness]], as it is for Claudia, the main character of Spatriati:

<blockquote lang='it'><p><q>Se non ballo esco matta</q> aggiunse. Non aveva avuto il tempo, o forse l’umore, per esplorare la Berlino dei club. Ma ora quell’esigenza naturale si riproponeva prepotente. Ballare per noi era qualcosa di sacro, venivamo da una terra in cui il ballo è un rito più antico della religione. […]</p>
<p>Il Berghain, un tempo centrale elettrica, conservava l’aria severa delle fabbriche comuniste. Era conosciuto come «il tempio» o «la chiesa».<br>
Sotto la pioggia Claudia percorse un lungo viale tra i grattacieli, oltre la stazione di Ostbahnhof, fanghiglia e odore di piante bagnate. Una lunga fila di persone silenziose vestite di nero. «Sembrano qui per fare le condoglianze a qualcuno», pensò. Certi ragazzi alti e rasati con tuniche nere e anfibi si voltarono a guardarla perplessi. Indossava shorts di jeans, una lunga camicia bianca e stivaletti bassi.<br>
Dopo due ore di fila il buttafuori, un uomo alto dai capelli bianchi, il viso tatuato, scosse la testa: <q lang='de'>Sorry, heute nicht</q>. L’aveva esaminata con scrupolo per almeno un paio di minuti.<br>
<q lang='en'>Why?</q> protestò lei.<br>
Il buttafuori ripeté il gesto di diniego.<br>
Claudia si ritrovò a passeggiare nella notte sul ponte luccicante di Warschauer, da un lato ammirava in lontananza lo sfavillio della stazione di Ostkreuz e dall’altra le gru, braccia di luce che la ipnotizzavano. Vagò tra gli sciami di giovani, i bassi potenti delle discoteche scuotevano l’asfalto. Era sola e scottata dal rifiuto. Bevve al Sanremo, un baretto con le luci rosse e la puzza di cucina, parlò con due tipi il tempo di annoiarsi. Ballò al Lux, un piccolo club, ma la musica non le piacque, attese in fila all’Ava, nei pressi dell’East Side, ma girò i tacchi quando il buttafuori le disse di aspettare. Il cielo cominciava a schiarirsi. Erano le sei di mattina, un nuovo giorno. Eccole le ombre nere dei reduci della notte, visi pallidi e occhiaie viola.<br>
Il Berghain di giorno aveva un aspetto più prosaico, una fabbrica in mezzo a scatole di cemento alte dieci piani. Claudia si raccolse i capelli in una coda, il tatuaggio in evidenza sulla nuca. Non c’era fila, la scatola di cemento vibrava, le finestre nere illuminate da lampi azzurri e bianchi. Nei paraggi due ceffi vendevano ketamina, una ragazza senza mutande col trucco nero sbavato, piegata in due, defecava sotto un albero muovendo il corpo al ritmo di una musica che le era rimasta dentro le orecchie. Figurette sbiadite uscivano ed entravano con un timbro sul braccio. Claudia ottenne l’ingresso con un cenno ozioso. L’ammissione, a poche ore dal rifiuto, le iniettò in corpo una scarica di adrenalina. Seguì un sentiero di luci fioche che conduceva a una scala, le rampe terminavano in una nube bianca fino alla sala principale, dove una densa massa di corpi seminudi sudava e gioiva. Un’armonia insondabile arginava ogni tumulto. Claudia notò un’altra scala di ferro e cominciò a salire per prendere aria. Da lassù contemplò la fitta distesa, schierata come un esercito, che seguiva un’unica traiettoria musicale proveniente dal fondo della sala: gomiti all’altezza dello sterno, petto incassato, testa china e ciondolante, piedi ben piantati a terra. In fondo, in una feritoia luminosa, suonava lo sciamano di quella mattinata: una ragazza piccola con un casco nero di capelli ricci. Irradiava una musica dura, violenta, ma elegante. Le vennero in mente i salmi responsoriali e il frame dell’unico film di Salvador Dalí che aveva visto, in cui da un uovo schiuso appare l’uomo coi baffi sottili.</p>
<p><q>Ho avvertito la sensazione del mondo che si svegliava.</q><br>
<q>Sei un bel po’ esaurita se ti viene in mente Dalí al Berghain.</q><br>
<q>Frank, è tempo di splendere e io mi sono sentita splendere in tutto quel buio.</q></p>
<p>Claudia continuò a salire e arrivò in una sala meno affollata, circondata da nicchie piene di uomini muscolosi con canottiere, cinte e borchie, avvinti tra loro. La musica si fece soffice, un cuscino elettrico. Trovò un posto con un po’ di aria per poter ballare, iniziò a spingere dai gomiti all’altezza delle scapole, i pugni paralleli ai seni, gli occhi socchiusi.<br>
Comparve una donna con un lazo. Era l’unica figura colorata, una corona d’argento sulla fronte teneva a freno folti capelli corvini che spiovevano sulle spalle, il corsetto rosso e pantaloncini azzurri esaltavano gambe muscolose da pattinatrice. Nel tondo del lazo si infilò un uomo dal torace liscio e nervoso. Erano bellissimi, pensò Claudia.</p></blockquote>

Partying is useful

In the end, partying authentically possesses several perks.