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(da "Colchide", patria di Medea, fabbricatrice di veleni).P. con tubero sotterraneo; fg. lanceolate o lanceolato-lineari, lunghe 2-4 dm. e larghe fino a 6 era., tutte basali, presenti soltanto in primavera e al principio dell'estate e mancanti al tempo della fioritura; segmenti estemi del perigonio obovato-bislunghi, stimmi allungati; fr. una capsula della grossezza di una piccola noce, maturante nella primavera od estate successiva alla fioritura. C. nei prati, specialm. in montagna e se umidi.
Indicato dello Sciliar (Gams). C. alpinum Lam. et DC, più piccolo (10-15 cm.) del precedente, con fg. lincari-lanceolate, lunghe fino a 2 dm.: segmenti esterni del perigonio bislungo-lineari, stimmi brevi, a capocchia. In pascoli subalpini: tarda E-A.
P. ssai velenosa in tutte le sue parti, che non viene data né dai bovini né dai cavalli, mentre e tollerata in piccole quantità dalle pecore e dalle capre, il cui latte però diventa velenoso. Questa specie va pertanto estirpata dai prati e dai pascoli, nei quali viene diffusa proprio dagli animali pascolanti, ai cui zoccoli aderiscono i semi attaccaticci. Questi trovano impiego in medicina contro i dolori derivanti dalla gotta, ma anche per esperienze di genetica. La sostanza velenosa contenuta nella p. è stata denominata Colchicina.
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Colchico
Aio mato, Fior dai peoci, Fior da la marcie, Fiori da la mort, Fior de l'autun
Bagóti, Belíne, Bile, Casolíne, Cigámbole, Clozze, Formate, Galuzzi, Spressáte, Vedeluzzi, Zani
da 0 a 1900 m
da Giugno a Novembre