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(nome dell'Edera presso i Romani).P. legnosa con f. e rami striscianti e radicanti o rampicanti (come tali lunghi fino a 20 m.) per mezzo di radici avventizie abbarbicanti; fg. coriacee, persistenti, verdi-scure e lucenti di sopra; nei f. e rami striscianti o rampicanti e non fioriferi palmato-lobate, con 3-5 lobi; nei rami fioriferi, i quali sono liberi e patenti, ovato-romboidali, intere; fi. in ombrelle riunite in pannocchie; cal. a 5 denti, pt. piccoli, verdognoli, st. 5, ov. semiinfero; fr. simile a una bacca, nerastro. Freq. sulle rupi, sui muri e sui tronchi degli alberi.I fr. sono velenosi per l'uomo, nel quale provocano vomito, diarrea ed anche convulsioni, mentre vengono mangiati dai tordi, dai merli c da altri uccelli. D'altro canto le fg. vengono usate allo stato fresco per coprire piaghe e ferite, e bollite in acqua, per ottenere un liquido adatto a pulire le stoffe dei vestiti.
Edera, Ellera
Elera, Erena, Erla, Ernia
da 0 a 1000 m
da Giugno a Novembre