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- Italia, colore 125'
il mostro di Roma articolo su wikipedia
Siamo in Italia, in quel periodo dove il fascismo, preso il potere, tentava di abbattere il sistema parlamentare/democratico con una dittatura monopartitica. Nello stesso periodo una serie di raccapriccianti fatti di sangue avvengono nella capitale: diverse bambine anche neonate, vengono trovate barbaramente uccise.
Il popolo reclama un colpevole ma la polizia non riesce a trovarlo e la cosa diventa una spina nel fianco di mussolini che pressa perché la vicenda venga chiusa nel minor tempo possibile.
Gli zelanti funzionari della questura decidono di trovare un capro espiatorio da dare in pasto alla stampa e all'opinione pubblica ed e' cosi che Gino Girolimoni, procuratore per un avvocato, si ritrova invischiato in un meccanismo che, tra indizi labili e false testimonianze per incassar una ricompensa, per mitomania o per coprire una tresca, lo stritolerà fino ad additarlo come colpevole di qualcosa che non ha mai commesso. Alla fine le "prove" contro di lui crolleranno di fronte a fatti incontrovertibili e girolimoni sarà di nuovo libero (per quanto si possa essere liberi sotto una dittatura), ma distrutto per sempre nell'animo.
Ho sviluppato un ossessione per i film di Damiano Damiani, meraviglioso regista di cinema "impegnato" ma capace anche di costruire intrecci e situazioni avvincenti come nel migliori film di genere (in questo senso lo avvicino a Gillo pontecorvo). Ingiustamente dimenticato dai palinsesti televisivi se ne sta perdendo la memoria, eppure difficilmente sbagliò un colpo (a parte "Alex l'Ariete"; dio che non esiste solo, sa cosa lo portò a girare una cosa simile!).
Qui proprio non trovo un difetto; gli attori eccezionali (sorpreso -ma poi perché? Era un bravo attore- da Carotenuto, convincentissimo), un lavoro sulla sceneggiatura che costruisce una solida tesi su come il fascismo inevitabilmente avrebbe portato l'Italia alla guerra giacché -in sé- portava già le condizioni e le premesse per arrivare ad una conclusione unica ed inevitabile.
Nella galleria di mostri -uno peggiore dell'altro- che si figurano davanti, la figura di girolimoni non è solo l'unico innocente, il film si concentra anche su altri personaggi, e questi sono i bambini: costretti a lavorare o lasciati ad infradicire per strada perché gli adulti possano soddisfare i propri capricci. E' chiaro che il film denuncia come nella nostra società non ci sia veramente spazio per loro e, quai quasi, siano considerati una scocciatura inutile.
Mentre guardavo il film pensavo a come -per i bambini dei paesi ricchi- la situazione sia migliorata notevolmente. Poi ho un po' riflettuto: se nella condizione di figlio unico, così diffusa da noi, i bambini sono iperprotetti (per fortuna, forse), è altrettanto vero che essi siano pienamente accolti nelle nostre esistenze? Quando ho occasione di guardare le famiglie riunite in un attività comune (per esempio cenare assieme ad un ristorante) provo sempre un po' di pena quando i piccoli vengono piazzati di fronte ad un telefono per farli stare tranquilli, e da ora in avanti mi verrà in mente la bambina sotto la pioggia che tossisce mentre è costretta a stare fuori casa da adulti che mettono avanti le proprie puerili esigenze davanti a quelle dei più giovani.
Forse aveva ragione il personaggio (il protagonista) de "Il Pianeta delle Scimmie" che esortava il primate a non fidarsi di chi ha più di trent'anni!