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Alberi longevi a crescita lenta con fg. di forma caratteristica: obovate ovv. oblanceolate con 4-7 lobi arrotondati per lato. Amenti ♂ penduli 3-5 cm; fi. ♀ in glomeruli avvolti da brevi squame; ghiande generalm. ovali o ellissoidali (1-2 X 1.5-3 cm); cupula appiattita o ± emisferica, ricoprente solo la base della ghianda.In questo gruppo è diffusa la tendenza a formare popolazioni con caratteri intermedi fra quelli delle singole specie allo stato puro; tali popolazioni sono comunemente interpretate come ibridogene, quando i parenti sono vicini oppure anche in assenza di essi, grazie alla facilità di diffusione del polline, che può essere trasportato dal vento a grandi distanze. Lo studio cito tassonomico di questo gruppo non ha dato risultati molto illuminanti: tutte le specie sono diploidi (2n = 24), ed uno studio genetico approfondito è impossibile, trattandosi di piante che raggiungono la maturità sessuale molto lentamente (spesso solo dopo alcune decine di anni). Alle incertezze della caratterizzazione morfologica e cito tassonomica contrasta una segregazione abbastanza netta come ecologia; in questo il gr. di Q. robur si distingue in modo fondamentale da altri gruppi «difficili» (es. Rubus, Alchemilla, Thymus) nei quali la atomizzazione delle specie in base a caratteri morfologici o citologici in generale non corrisponde ad una reale individualizzazione di queste come ecologia. Sotto questo punto di vista le specie di Quercus sembrano quindi unità biologicamente ben fondate e, comunque, più solide che quelle di altri gruppi critici.Una spiegazione di queste apparenti contraddizioni si può tentare solo in via d'ipotesi in base ad alcune considerazioni storiche. Nei periodi freddi del Quaternario le specie di questo gruppo erano accantonate attorno al Mediterraneo (Pen. Iberica, Italia ed Is., Pen. Balcanica, Anatolia, Maghreb), dove tuttora vivono una ventina di specie, generalm. abbastanza localizzate (così da noi {t201} e {t203}). Solo alla fine dell'ultima glaciazione tre specie (formatesi allora oppure esistenti già prima, ma poco diffuse) sono state in grado di diffondersi verso Settentrione: Q. petraea, Q. robur e Q. pubescens. Esse hanno occupato uno spazio ecologico del tutto peculiare, corrispondente al fondamentale limite bioclimatico fra i termobioclimi più umidi ed i pluviobioclimi più aridi, dove si presentano le condizioni di massima indeterminazione, che permettono un massimo di produttività nell'ambito della fascia temperata. È pensabile che circa 5000 anni a.C. (quando l'insediamento umano in Europa era ancora molto tenue) le tre specie avessero ormai raggiunto più o meno le loro sedi attuali, formando estese foreste sui suoli acidi ({t200}), su quelli ricchi in calcare ({t204}) e nelle zone alluvionali ({t202}). Queste cenosi omogenee avrebbero favorito la fissazione dei caratteri dentro ciascuna specie e la differenziazione di esse l'una dall'altra, perché ciascun individuo era circondato da altri geneticamente simili e la probabilità di ibridazione interspecifica era quasi nulla, salvo nelle aree di contatto fra specie diverse. Successivam. la situazione è mutata, perché l'uomo ha cominciato ad espandersi mettendo a coltura proprio le arbe occupate dai querceti, in quanto più produttive: così le Querce sono state ridotte a popolazioni di pochi individui in stazioni marginali oppure a singoli individui isolati tra le colture. In questo modo, per effetto dell'impollinazione anemogama,le singole popolazioni sono state poste in condizione di scambiare geni con individui lontani, anche di specie differenti, e ne è seguito un generale processo di ibridazione, le differenze specifiche hanno assunto comportamento clinale, i caratteri distintivi sono stati declassati da qualitativi a quantitativi. Per una discussione sulle limitazioni del concetto di specie biologiche in questo gruppo cfr. Burger W. C Taxon 24: 45-50.Le specie del gruppo possono essere individuate con la chiave analitica qui sotto riportata, che vale soprattutto per individui tipici, alla quale facciamo seguire altri criteri di identificazione, che possono riuscire utili soprattutto per la comparazione di popolazioni naturali. Quando l'uso delle diverse chiavi porti a risultati contradditori (caso assai frequente) si può ritenere di essere di fronte a popolazioni ibride.I nomi qui sopra riportati sono quelli validi, in omaggio ad un astratto principio di priorità , benché essi risultino palesemente assurdi; infatti Q. robur è solo una fra le molte Querce chiamate «Rovere», mentre Q. petraea non ha alcuna relazione con pietre o ambienti rupestri. Se lo scopo di una nomenclatura scientifica è di creare chiarezza ed evitare confusioni non vi è dubbio che i nomi più adatti sarebbero quelli usati precedentem.: Q. pedunculata e Q. sessiliflora rispettivamente.
Forma delle foglie
Â
Lungh. del picciuolo mm
Lunghezza della lamina delle fg. maggiori mm
Forma dei lobi
Profondità dei lobi rispetto alla larghezza della lamina
Linea di massima larghezza (a partire dalla base)
{t200}
8-12
70-150
arrotond
â…•-â…“
â…—-â…˜
{t201}
8-15
70-120
acuti
¼-¾
⅓-½
{t202}
0-2
70-120
arrotond
â…•-â…“
â…—-â…˜
{t203}
8-15
60-80
arrotond
â…•-â…–
½-⅔
{t204}
2-5
50-70
acuti
¼-¾
â…–-â…—
| 1 Fg. subsessili ed auricolate alla base; ghiande su peduncoli di 2-5 cm; cupula con squame concresciute (salvo la punta estrema) in un complesso emisferico, le basali molto più grandi delle estreme
| 1 Fg. con picciuolo maggiore di 5 mm; ghiandole sessili o su peduncoli di pochi mm; cupula con squame in parte libere (e rilevato-rugose),poco diverse come dimensioni
| 2 Rami giovani glabri o scarsam. pubescenti; fg. adulte glabre o con sparsi peli di sotto, a picciuolo scanalato
| 3 Cupula con squame lanceolate; lamina tenue, opaca
| 3 Cupula con squame rombiche; lamina coriacea, rigidetta, di sopra lucida
| 2 Rami giovani densam. tomentosi; fg. adulte pubescenti, solo eccezio-nalm. glabrescenti; picciuolo non scanalato
| 4 Cupula con squame rombiche
| 4 Cupula con squame lanceolate
| 5 Picciuoli lunghi, almeno nelle fg. maggiori, 15-25 mm
| 5 Picciuoli lunghi 5-12 mm