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Scegliere. La difficoltà di una scelta è data da una quantità spesso soffocante di differenti aspetti di cui tenere conto. Credo però ci sia solo un particolare ricorrente e determinante in ogni caso: il tempo. In una prospettiva di tempo illimitato ogni scelta sarebbe estremamente più semplice se non addirittura inesistente. Di conseguenza, affrontare problemi con un approccio prevalentemente temporale potrebbe consentire di valutare con più semplicità ogni altro dettaglio. Prendendo in esame un’ipotetica scelta di vita, anche la più decisiva e complessa, si può immediatamente riconoscere quanto, eliminando la variabile del tempo trascorso a perseguire il risultato della risoluzione individuata, ogni alternativa appaia ugualmente interessante e fattibile. Al contrario, avere fretta ed essere completamente intrappolati dall’impossibilità di tornare sui propri passi - come per me in questo momento - porta a distorcere la propria concezione di tempo e conseguentemente ad intraprendere percorsi assurdi.
Perché facciamo scelte sbagliate?
Esistono scelte sbagliate?
<figure><img class='u-photo' src='{{ image }}' alt='un simpatico cartello che mostra che in qualunque direzione vai, arrivi a Salerno'><figcaption>Non è difficile scegliere di andare a Salerno (cartello reale: ho scattato questa foto a Giffoni Valle Piana due anni fa)</figcaption></figure> Se esistono, come facciamo a capire quando sono veramente errate?
È un casino. Un gran pasticcio dal quale, tuttavia, è necessario e fondamentale liberarsi. Eppure, concentrandosi sulle domande, si può riconoscere che effettivamente sono tutte e tre legate al ticchettio delle lancette sull’orologio.
Perché si compie una scelta sbagliata?
Poiché non si è in grado di valutare attentamente ogni elemento ad essa relativo oppure perché si cambia idea. Perché, dunque si cambia idea? Forse per lo stesso motivo per cui non si ha considerato ogni particolare: non si aveva tempo di pensarci, oppure si aveva ma si è speso concentrandosi su elementi poco rilevanti.
Come si comprende quando la scelta compiuta è sbagliata?
A pelle risponderei perché ci si sente una merda e inutili nel mondo. A livello oggettivo e condivisibile, invece, credo sia impossibile capirlo. Nonostante questo, c’è da notare che si realizza di avere sbagliato solo dopo aver compiuto la scelta, dunque solo dopo che è trascorso un lasso di tempo più o meno lungo. Ecco, di nuovo il tempo aiuta a sconvolgere le carte e permette di far sorgere problemi.
Come si capisce di avere seriamente sbagliato?
Qui è evidente: non si saprà mai finché non si è arrivati al termine del percorso descritto dalla scelta compiuta.
Ho concluso dunque, in questo viaggio mentale devo ammettere provante ma contemporaneamente estremamente utile ed interessante, che ci sono due modi di affrontare i problemi:
distruggendosi guardando l’orologio che ticchetta, il calendario che prosegue, gli altri che hanno azzeccato, o mandando tutto a quel paese e sorridere, soffocando la sveglia sotto il cuscino.
(avrei potuto utilizzare decisione invece di scelta per evitare di ripetere la stessa parola nove volte. Ho imparato che i significati di questi due vocaboli sono molto differenti, per un dettaglio fondamentale: la decisione si basa sull’istinto, sul “fiuto”, raramente si hanno a disposizione dati sufficienti per essere sicuri; la scelta implica che si conosca tutto riguardo le prospettive possibili. Se è difficile scegliere, immaginate che casino è prendere una decisione! Eppure ci sono persone che non sanno scegliere ma prendono sempre decisioni giuste: si chiama culo)