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Un concerto di musica classica ascoltato alla radio, mi stimola pedanti riflessioni sull’inutile scorrere del tempo.

2018-11-30

C’è stato l’inno nazionale italiano e poi l’inno nazionale europeo. Io il secondo neanche l’avevo riconosciuto.

Pensavo suonassero la nona di Beethoven, così, semplicemente; anche se mi pareva strano, non sembrava l’inizio del primo movimento, come in effetti avrebbe dovuto essere. Poi ho capito: "Ma certo, l’inno nazionale europeo. Pensa, neanche ne ricordavo l’esistenza."

Poi mi sono perso l’annuncio del conduttore radiofonico relativo al brano che sto ascoltando ora. A dir la verità non so neanche da dove trasmettano. Certo, è un concerto sinfonico dal vivo. Potrei guardare sul sito di Radio 3, se non fosse così confusionario. Penso che dovrebbero fare una Superguida Radio, così come c’è una Superguida TV. Penso anche che non la faranno mai.

Una volta c’era il Radiocorriere, una paginata per ogni giorno di programmazione, solo per le tre reti di Radio Rai. Altri tempi. Ma a me piaceva tanto, perché c’erano tutti i programmi dettagliati e i riquadri di approfondimento e, visto che i miei mi proibivano la TV la sera, io ascoltavo sempre la radio. Solo Radio Rai, perché faceva poca musica e molte parole, quindi era in fondo simile alla TV.

Il Radiocorriere già era vetusto quando io ero bimbo, ma forse anch’io ero un bambino vetusto. Cos’era, fine anni '80? Inizio anni ‘90? — e infatti nel ‘95 l’hanno chiuso e ora sopravvive solo come triste pdf inviato in una newsletter dall’ufficio stampa Rai[^1]. E nessuno lo conosce più e non mi riesce di ricordare neanche se i programmi radio siano ancora così dettagliati su quel pdf, ma credo di no. Peccato.

Avevo sonno, volevo andare a letto subito, ma ora mi sono svegliato. Forse prima era troppo presto... ho dormito una mezz’ora su un documentario sull’estinzione dei dinosauri — non ho avuto un gran rispetto per la loro tragica sorte — pazienza. Fatto sta che mi sono risvegliato col torcicollo e senza più sonno. E sono le 21:24. Certo tardi non è, ma io mi conosco, e sono capace di tirare ore a non far niente fino a che non sarà tardissimo... e poi domani farò una fatica dannata a svegliarmi presto, come sempre mi riprometto di fare e quasi mai faccio. Magari finire la canna di canapone legale abbandonata nel posacenere del balcone aiuterebbe. Quasi quasi.

Intanto il concerto continua. Bella musica. Un romantico? Forse potrebbe essere lo stesso Beethoven. Ma non è qualcosa che riconosco al volo. D’altra parte, nonostante mi picchi di conoscere e ascoltare la musica classica, ho sempre fatto fatica a riconoscere una composizione da un’altra; e sì che sulle nove sinfonie di Beethoven c’ho dato anche un esame all’università.

Andavo nella sala ascolto della sede staccata di piazza Sant’Alessandro. C’erano dei bellissimi riproduttori di musicassette — oh la meraviglia delle tecnologie del ‘900 — ti davano la cassetta richiesta, compilando a penna un apposito foglietto. Le indicazioni della registrazione sulla cassetta erano scritte a mano. Evidentemente si trattava di duplicati — chissà se rispettosi del diritto d'autore -- immagino di sì, è pur sempre un'università. Ti davano un paio di cuffie di qualità, ti siedevi e ascoltavi. Chissà se c’è ancora, visto che ora per ascoltare tutto l’ascoltabile basta un telefono e una capatina su internet.

Come quando andavo alla sala multimediale della biblioteca Sormani, allestita in collaborazione con la Philips, se non erro alla meta degli anni ‘80. Una serie di schermi — catodici ovviamente — con i comandi per la riproduzione, la pausa, l’avanzamento e il riavvolgimento veloce. E nel soppalco, un sistema di lettori VHS collegati agli schermi. Compilavi il tuo foglietto, dopo aver cercato il film sullo schedario. Ti sedevi, indossavi le cuffie e dopo un cinque minuti un misterioso addetto senza volto infilava il VHS e faceva iniziare la riproduzione del film. La qualità era pessima, veramente pessima, ma erano poco meno di 30 anni fa.

Forse è peculiare del processo di invecchiamento degli individui, riscontrare il passaggio del tempo solo guardando all’indietro verso il passato lontano. Una lunga successione di giorni sempre simili a se stessi, ma mai uguali in tutto per tutto. Se sommi tutte le piccole differenze.. trent'anni sono più di diecimila giorni... diecimila piccole differenze. E veramente io li ho vissuti tutti e diecimila? Come li ho vissuti? Non ricordo. Forse tutti come oggi, tutto il giorno davanti un computer a far passare il tempo; anche a costo di scrivere sulla mia bella tastiera meccanica qualcosa senza senso né scopo, come ciò che sto scrivendo ora.

E infatti smetto subito, che mi aspetta la canna legale e poi vediamo se riesco ad andare a letto e a dormire. E domani, inshallah, sarà un altro giorno delle migliaia che ho già vissuto, delle miriadi che ha già vissuto l’umanità. Tutti simili a se stessi, nessuno mai assolutamente uguale.

[^1]: http://www.ufficiostampa.rai.it