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Gli editor di testi sono creature strane, potenti quanto religioni, e in grado di creare veri e propri culti. Sono uno degli strumenti essenziali per costruire qualunque cosa, a maggior ragione in ambienti UNIX-like dove "everything is a file".
In genere prediligo Emacs, un editor di testi un po' bizzarro volendo, ma molto interessante. È fondamentalmente un interprete Lisp con delle funzionalità di text-editing, ma non si limita solo a quello. Usando programmi scritti in elisp (Emacs-Lisp) è possibile infatti leggere le e-mail, i feed RSS, ascoltare la musica, navigare il geminispace e via dicendo.
In questi ultimi giorni però sono tornato a usacchiare un altro editor di testi piuttosto particolare: Acme.
Screenshot di acme con molti buffer aperti [PNG, 161K]
Acme è un editor di testi scritto da Rob Pike per Plan9 e, nonstante all'autore potrebbe non piacere, credo che la definizione migliore sia "Emacs per Plan9" o "Emacs, ma più UNIX-like". A differenza di altri editor più semplici, come ed o sam, o addirittura vi, Acme non solo è in grado di sfruttare le utility di sistema, ma anche di essere "comandato" da essi.
(si può notare Acme in esecuzione nel monitor dietro Denis Ritchie)
Attraverso l'ausilio di alcuni comandi esterni ad Acme è possibile far girare tutta una serie di programmi all'interno della sua interfaccia testuale, come client email, terminali, e anche client gemini :)
gacme, un client Gemini per Acme (non l'ho provato ancora)
Uno dei comandi che uso più spesso è `win' che apre una shell all'interno di un buffer di Acme, un po' come eshell/shell su Emacs.
La differenza principale tra Emacs ed Acme è nella filosofia: entrambi sono "infinitamente estendibili", solo cambia il modo. Emacs va modificato internamente con l'ausilio di programmi in lisp, Acme esternamente attraverso un semplice meccanismo di I/O su file "speciali".
Non sono sicuro di voler iniziare una serie di post su Acme (come ho e sto facendo con Emacs) ma, seppur per un piccolo capriccio, volevo buttare giù qualche pensiero nella capsula.
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