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Una raccolta di estratti presi da libri, film, serie tv, anime, canzoni, interviste, ma anche semplicemente aforismi e poesie, che mi hanno particolarmente colpito e spesso anche offerto interessanti spunti di riflessione.
L'atto di disobbedienza, in quanto atto di libertà, è l'inizio della ragione.
Dovunque tu vada, ti sarà richiesto di fare cose che ritieni sbagliate. È una condizione costante della vita quella di essere costretti a violare la propria identità. Una volta o l'altra, ogni creatura vivente si trova costretta ad agire così. È l'ultima ombra, la disfatta della creazione. Questa è una maledizione che alimenta tutta la vita. Dappertutto nell'universo.
125. L’uomo folle. – Avete sentito di quel folle uomo che accese una lanterna alla chiara luce del mattino, corse al mercato e si mise a gridare incessantemente: "Cerco Dio! Cerco Dio!". E poiché proprio là si trovavano raccolti molti di quelli che non credevano in Dio, suscitò grandi risa. "È forse perduto?" disse uno. "Si è perduto come un bambino?" fece un altro. "Oppure sta ben nascosto? Ha paura di noi? Si è imbarcato? È emigrato?" – gridavano e ridevano in una gran confusione. L'uomo folle balzò in mezzo a loro e li trapassò con i suoi sguardi: "Dove se n'è andato Dio? – gridò – ve lo voglio dire! L'abbiamo ucciso – voi e io! Siamo noi tutti i suoi assassini! Ma come abbiamo fatto? Come potemmo vuotare il mare bevendolo fino all'ultima goccia? Chi ci dette la spugna per strofinare via l'intero orizzonte? Che mai facemmo per sciogliere questa terra dalla catena del suo sole? Dov'è che si muove ora? Dov'è che ci moviamo noi? Via da tutti i soli? Non è il nostro un eterno precipitare? E all'indietro, di fianco, in avanti, da tutti i lati? Esiste ancora un alto e un basso? Non stiamo forse vagando come attraverso un infinito nulla? Non alita su di noi lo spazio vuoto? – Non si è fatto piú freddo? Non seguita a venire notte, sempre piú notte? Non dobbiamo accendere lanterne la mattina? Dello strepito che fanno i becchini mentre seppelliscono Dio, non udiamo ancora nulla? Non fiutiamo ancora il lezzo della divina putrefazione? Anche gli dèi si decompongono! Dio è morto! Dio resta morto! E noi lo abbiamo ucciso! Come ci consoleremo noi, gli assassini di tutti gli assassini? Quanto di piú sacro e di piú possente il mondo possedeva fino ad oggi si è dissanguato sotto i nostri coltelli – chi detergerà da noi questo sangue? Con quale acqua potremmo lavarci? Quali riti espiatòri, quali sacre rappresentazioni dovremo noi inventare? Non è troppo grande, per noi, la grandezza di questa azione? Non dobbiamo anche noi diventare dèi, per apparire almeno degni di essa? Non ci fu mai un'azione piú grande – e tutti coloro che verranno dopo di noi apparterranno, in virtù di questa azione, ad una storia più alta di quanto mai siano state tutte le storie fino ad oggi!". A questo punto il folle uomo tacque, e rivolse di nuovo lo sguardo sui suoi ascoltatori: anch'essi tacevano e lo guardavano stupiti. Finalmente gettò a terra la sua lanterna che andò in frantumi e si spense. "Vengo troppo presto" proseguì "non è ancora il mio tempo. Questo enorme evento è ancora per strada e sta facendo il suo cammino – non è ancora arrivato fino alle orecchie degli uomini. Fulmine e tuono vogliono tempo, il lume delle stelle vuole tempo, le azioni vogliono tempo, anche dopo essere state compiute, perché siano viste e ascoltate. Quest'azione è ancor sempre piú lontana dagli uomini delle stelle più lontane – eppure son loro che l'hanno compiuta!". – Si racconta ancora che l'uomo folle abbia fatto irruzione, quello stesso giorno, in diverse chiese e quivi abbia intonato il suo Requiem aeternam Deo. Cacciatone fuori e interrogato, si dice che si fosse limitato a rispondere invariabilmente in questo modo: "Che altro sono ancora queste chiese, se non le fosse e i sepolcri di Dio?".
Quando il tuo esercito ha oltrepassato il confine, dovresti bruciare le tue barche e i ponti, in modo da rendere chiaro a tutti che non vuoi tornare a casa.
Secondo la mia esperienza, la cosa più difficile non è formare una persona su un argomento o su un lavoro che non conosce, giacchè con la necessaria dose di tempo e di pazienza, e con davanti l'insegnante giusto o il collega più esperto cui chiedere consiglio, chiunque può imparare a fare tutto (tutto tutto forse no, ma quasi). La vera difficoltà, piuttosto, sta in quella che gli americani chiamano reverse engineering, letteralmente "ingegneria inversa", ovvero prendere le errate convinzioni di una persona circa un tema e smontarle pezzo per pezzo, per ricostruirle nel modo corretto.
La stessa idea si cela dietro la formula in base alla quale la salute psichica dovrebbe significare l'adeguamento dell'individuo alla società. Si pone lo stesso identico problema: è sufficiente chiederci se sia sano anche un individuo che si adegua a una società malata.
Le 10 regole per il controllo sociale
L’elemento principale del controllo sociale è la strategia della distrazione che consiste nel distogliere l’attenzione del pubblico dai problemi importanti e dai cambiamenti decisi dalle élites politiche ed economiche utilizzando la tecnica del diluvio o dell’inondazione di distrazioni continue e di informazioni insignificanti.
La strategia della distrazione è anche indispensabile per evitare l’interesse del pubblico verso le conoscenze essenziali nel campo della scienza, dell’economia, della psicologia, della neurobiologia e della cibernetica. Sviare l’attenzione del pubblico dai veri problemi sociali, tenerla imprigionata da temi senza vera importanza. Tenere il pubblico occupato, occupato, occupato, senza dargli tempo per pensare, sempre di ritorno verso la fattoria come gli altri animali.
Questo metodo è anche chiamato “problema – reazione – soluzione”. Si crea un problema, una “situazione” che produrrà una determinata reazione nel pubblico in modo che sia questa la ragione delle misure che si desiderano far accettare. Ad esempio: lasciare che dilaghi o si intensifichi la violenza urbana, oppure organizzare attentati sanguinosi per fare in modo che sia il pubblico a pretendere le leggi sulla sicurezza e le politiche a discapito delle libertà. Oppure: creare una crisi economica per far accettare come male necessario la diminuzione dei diritti sociali e lo smantellamento dei servizi pubblici.
Per far accettare una misura inaccettabile, basta applicarla gradualmente, col contagocce, per un po’ di anni consecutivi. Questo è il modo in cui condizioni socioeconomiche radicalmente nuove (neoliberismo) furono imposte negli anni ’80 e ’90: uno Stato al minimo, privatizzazioni, precarietà, flessibilità, disoccupazione di massa, salari che non garantivano più redditi dignitosi, tanti cambiamenti che avrebbero provocato una rivoluzione se fossero stati applicati in una sola volta.
Un altro modo per far accettare una decisione impopolare è quella di presentarla come “dolorosa e necessaria” guadagnando in quel momento il consenso della gente per un’applicazione futura. È più facile accettare un sacrificio futuro di quello immediato. Per prima cosa, perché lo sforzo non deve essere fatto immediatamente. Secondo, perché la gente, la massa, ha sempre la tendenza a sperare ingenuamente che “tutto andrà meglio domani” e che il sacrificio richiesto potrebbe essere evitato. In questo modo si dà più tempo alla gente di abituarsi all’idea del cambiamento e di accettarlo con rassegnazione quando arriverà il momento.
La maggior parte della pubblicità diretta al grande pubblico usa discorsi, argomenti, personaggi e una intonazione particolarmente infantile, spesso con voce flebile, come se lo spettatore fosse una creatura di pochi anni o un deficiente. Quanto più si cerca di ingannare lo spettatore, tanto più si tende a usare un tono infantile. Perché? Se qualcuno si rivolge a una persona come se questa avesse 12 anni o meno, allora, a causa della suggestionabilità, questa probabilmente tenderà ad una risposta o ad una reazione priva di senso critico come quella di una persona di 12 anni o meno.
Sfruttare l’emotività è una tecnica classica per provocare un corto circuito dell’analisi razionale e, infine, del senso critico dell’individuo. Inoltre, l’uso del tono emotivo permette di aprire la porta verso l’inconscio per impiantare o iniettare idee, desideri, paure e timori, compulsioni, o per indurre comportamenti.
Far si che la gente sia incapace di comprendere le tecniche ed i metodi usati per il suo controllo e la sua schiavitù. La qualità dell’educazione data alle classi sociali inferiori deve essere la più povera e mediocre possibile, in modo che la distanza creata dall’ignoranza tra le classi inferiori e le classi superiori sia e rimanga impossibile da colmare da parte delle inferiori.
Spingere il pubblico a ritenere che sia di moda essere stupidi, volgari e ignoranti.
Far credere all’individuo di essere esclusivamente lui il responsabile delle proprie disgrazie a causa di insufficiente intelligenza, capacità o sforzo. In tal modo, anziché ribellarsi contro il sistema economico, l’individuo si auto svaluta e si sente in colpa, cosa che crea a sua volta uno stato di repressione di cui uno degli effetti è l’inibizione ad agire. E senza azione non c’è rivoluzione!
Negli ultimi 50 anni, i rapidi progressi della scienza hanno creato un crescente divario tra le conoscenze della gente e quelle di cui dispongono e che utilizzano le élites dominanti. Grazie alla biologia, alla neurobiologia e alla psicologia applicata, il “sistema” ha potuto fruire di una conoscenza avanzata dell’essere umano, sia fisicamente che psichicamente. Il sistema è riuscito a conoscere l’individuo comune molto meglio di quanto egli conosca sé stesso. Ciò comporta che, nella maggior parte dei casi, il sistema esercita un più ampio controllo ed un maggior potere sulla gente, ben maggiore di quello che la gente esercita su sè stessa.
- Vi prego, permetteteci di ritirarci - disse suor Catherine. - Sii buona e saggia e felice comunque, figlia mia.
- Tornerò certo a trovarvi - rispose Pansy, ricominciando i suoi abbracci, che presto furono interrotti da Madame Merle.
- Rimani con me, cara bambina - ella disse - mentre tuo padre accompagna alla porta le buone suore.
Pansy, stupita e contrariata, tuttavia non protestò. Era evidentemente imbevuta dell'idea della sottomissione, dovuta a chiunque assumesse un tono d'autorità; ed era spettatrice passiva del compiersi del suo fato.
- Non posso accompagnare maman Catherine fino alla carrozza? - domandò tuttavia molto gentilmente.
- Sarei più contenta che tu restassi con me - disse Madame Merle, mentre il signor Osmond e le sue compagne, dopo aver fatto un altro profondo inchino all'altra visitatrice, passavano nell'anticamera.
- Oh, sì, ci resto - rispose Pansy; e restò accanto a Madame Merle, tenendole la manina, che la signora prese. Guardava fissamente fuori della finestra; gli occhi le si erano riempiti di lacrime.
- Sono lieta che ti abbiano insegnato a obbedire - disse Madame Merle. - Così dovrebbero fare le brave bambine.
- Oh sì, io ubbedisco benissimo - esclamò Pansy con sommesso calore, quasi con vanteria, come se avesse parlato di come suonava il pianoforte. E poi trasse un lieve, appena percettibile, sospiro.
Madame Merle, prendendole la mano, se la tirò sul suo palmo ben fatto, e la guardò. Era uno sguardo critico, che però non trovò niente da eccepire; la manina della fanciulla era delicata e di bella forma.
- Spero che abbiano sempre badato a farti portare i guanti - disse dopo un momento. - Alle bambine di solito non piacciono.
- Prima non mi piacevano, ma ora sì - rispose la fanciulla.
- Benissimo, te ne regalerò una dozzina.
- Vi ringrazio tanto. Di che colore? - domandò Pansy con interesse.
Madame Merle meditò.
- Colori utili.
- Ma molto belli?
- Ti piacciono molto le cose belle?
- Sì; ma... ma non troppo - disse Pansy con un'ombra di ascetismo.
- Bene, non saranno troppo belli - rispose Madame Merle ridendo.
Matrix è un sistema, Neo. E quel sistema è nostro nemico. Ma quando ci sei dentro ti guardi intorno e cosa vedi? Uomini d'affari, insegnanti, avvocati, falegnami... le proiezioni mentali della gente che vogliamo salvare. Ma finché non le avremo salvate, queste persone faranno parte di quel sistema, e questo le rende nostre nemiche. Devi capire che la maggior parte di loro non è pronta per essere scollegata. Tanti di loro sono così assuefatti, così disperatamente dipendenti dal sistema, che combatterebbero per difenderlo.
Se esistesse un male che la giustizia non può affrontare, cosa faresti? Fronteggeresti quel male macchiandoti di una colpa maggiore, oppure accetteresti l'impotenza della giustizia a costo di soccombere a quel male?
Sulla parete dell’aula c’era una novità. Una telecamera. La signorina Galvez mi vide che la fissavo e mi porse una lettera di autorizzazione, una fotocopia sbavata sulla carta intestata della scuola.
La commissione del distretto scolastico unificato di San Francisco aveva convocato una riunione di emergenza nel fine settimana e aveva votato all’unanimità una richiesta ai genitori di tutti gli studenti della città, per poter installare telecamere a circuito chiuso in tutte le aule e i corridoi. La legge diceva che non potevano costringerci ad andare a scuola con telecamere piazzate ovunque, ma non diceva nulla sul rinunciare volontariamente ai nostri diritti costituzionali. La lettera diceva che la commissione confidava in una piena adesione da parte delle famiglie della città, ma che avrebbe allestito aule separate “non protette” per i ragazzi le cui famiglie avessero negato il loro consenso.
Perché ora dovevamo avere le telecamere in classe? I terroristi. Ovviamente. Perché facendo esplodere un ponte, i terroristi avevano indicato le scuole come prossimo bersaglio. O almeno questa era la conclusione a cui chissà come era giunta la commissione.
È da aggiungere che le era capitato un incidente che avrebbe potuto aver l'aria di mettere a prova il suo buonumore. Il signor Touchett andò a letto alle nove e mezzo, ma la moglie si trattenne in salotto con gli altri membri della compagnia. Prolungò la sua veglia quasi per un'ora, poi, alzandosi, fece notare ad Isabel che era ora di augurare la buona notte ai signori. Isabel non aveva ancora nessuna voglia di andare a letto; quell'occasione rivestiva per lei un carattere di festa, e di solito le feste non si chiudono così per tempo. Così, senza pensarci troppo, rispose con tutta semplicità:
- Devo proprio, cara zia? Verrò su tra mezz'ora.
- Non posso proprio aspettarti - rispose la signora Touchett.
- Ma non importa! La candela me l'accenderà Ralph - propose gaiamente Isabel.
- L'accenderò io la vostra candela; fatela accendere a me la vostra candela, signorina Archer! - esclamò Lord Warburton. - Ma, vi prego solo di questo, non prima di mezzanotte.
La signora Touchett tenne fissi per un momento su di lui i suoi occhietti lucidi, poi li rivolse freddamente verso la nipote.
- Non puoi rimanere sola con i signori. Tu non sei... non sei nella tua benedetta Albany, mia cara.
Isabel si levò su, rossa in viso.
- Vorrei esservi - disse.
- Ma, dico, mamma! - proruppe Ralph.
- Mia cara signora Touchett! - mormorò Lord Warburton.
- Non l'ho fatto io il vostro paese, mylord - disse solennemente la signora Touchett. - Devo prenderlo come l'ho trovato.
- Dunque non posso restare con mio cugino? - domandò Isabel.
- Non sono al corrente del fatto che Lord Warburton sia tuo cugino.
- Sarà meglio che ci vada io, a letto! - suggerì l'ospite. - Così andrà tutto a posto.
La signora Touchett volse intorno un'occhiatina di disperazione e si rimise a sedere.
- Oh, se è necessario starò alzata fino a mezzanotte.
Ralph intanto dava a Isabel il suo candeliere. Non aveva smesso di osservarla, e gli era sembrato che mutasse d'umore: caso che poteva diventare interessante. Ma se si era atteso qualcosa come uno scoppio d'ira restò deluso, perchè la ragazza fece soltanto una risatina, chinò il capo per dar la buona notte e si ritirò accompagnata dalla zia. Quanto a lui, il contegno della madre l'aveva infastidito, anche se dentro di sè le dava ragione. Di sopra, le due signore si separarono alla porta della signora Touchett.
Nel salire Isabel non aveva detto una parola.
- Naturalmente ti dà noia che mi immischi nelle tue cose - disse la signora Touchett.
Isabel riflettè.
- Non mi dà noia, ma mi sorprende, e mi lascia molto perplessa. Non stava bene che rimanessi in salotto?
- Per niente bene. Qui le ragazze, nelle case come si deve, non stanno da sole con gli uomini la sera tardi.
- Avete avuto tutte le ragioni di dirmelo, allora - disse Isabel. - È una cosa che non comprendo, ma sono molto contenta di saperla.
- Te lo dirò sempre - rispose la zia - ogni qualvolta io veda che ti prendi una libertà secondo me eccessiva.
- Ve ne prego; non vi posso dire però che riterrò sempre giuste le vostre rimostranze.
- È molto probabile che no. Tieni troppo ad andar per la tua strada.
- Sì, penso di tenerci assai. Desidero tuttavia saper sempre le cose che non si dovrebbero fare.
- Per poterle fare? - domandò la zia.
- Per poter scegliere - rispose Isabel.
Winston si sistemò il libro contro le ginocchia e cominciò a leggere:
Capitolo I: L'ignoranza è forza
Nell'intero corso del tempo, forse a partire dalla fine del Neolitico, sono esistiti al mondo tre tipi di persone: gli Alti, i Medi e i Bassi. Essi si sono ulteriormente suddivisi, ricevendo un numero infinito di nomi diversi, mentre la consistenza di ogni singolo gruppo, così come l'atteggiamento di un gruppo verso l'altro, hanno conosciuto cambiamenti di epoca in epoca. La struttura fondamentale della società è però rimasta inalterata. Perfino dopo sconvolgimenti enormi e dopo mutamenti all'apparenza irreversibili, questo schema si è costantemente riproposto, come un giroscopio che, in qualunque direzione e con qualunque forza lo si spinga, ritorna sempre in perfetto equilibrio.
Gli obiettivi di questi tre gruppi sono assolutamente inconciliabili fra loro. Lo scopo principale degli Alti è quello di restare al loro posto, quello dei Medi di mettersi al posto degli Alti. Obiettivo dei Bassi, sempre che ne abbiano uno (è infatti una caratteristica costante dei Bassi essere troppo disfatti dalla fatica per prendere coscienza, se non occasionalmente, di ciò che esula dalle loro esistenze quotidiane), è invece l'abolizione di tutte le distinzioni e la creazione di una società in cui tutti gli uomini siano uguali fra loro.
In tal modo nel corso della storia si ripropone costantemente una lotta sempre uguale a se stessa nelle sue linee essenziali. Per lunghi periodi si ha l'impressione che gli Alti siano saldamente al loro posto, ma prima o poi giunge il momento in cui o smarriscono la fiducia in se stessi, o perdono la capacità di governare, o si verificano entrambe le cose. Sono allora rovesciati dai Medi, che attirano i Bassi dalla loro parte fingendo di lottare per la giustizia e la libertà. Conseguito il loro obiettivo, i Medi ricacciano i Bassi alla loro condizione di servaggio, diventando a loro volta Alti. Ben presto da uno dei due gruppi rimanenti, o da entrambi, ne germina uno nuovo di Medi, e la lotta ricomincia da capo. Dei tre gruppi, soltanto quello dei Bassi non riesce mai a realizzare i propri fini, nemmeno temporaneamente.
Sarebbe eccessivo sostenere che nel corso della Storia non ci siano stati miglioramenti materiali di alcun genere. Perfino in un periodo di decadenza quale quello attuale, l'uomo medio si trova in condizioni materiali migliori rispetto a qualche secolo fa, ma nessun incremento nel benessere, nessun addolcimento dei costumi, nessuna riforma o rivoluzione hanno minimamente favorito l'uguaglianza fra gli uomini.
Dal punto di vista dei Bassi, ogni mutamento storico ha prodotto solo un cambiamento per quanto riguardava il nome dei loro padroni.