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"Cacciatori di Morte" di Fabio Antinucci (4 su 5)
Inizio subito con un doveroso Grazie all'autore. Perché?
No, non lo conosco di persona, non mi ha regalato il libro, ma più semplicemente lo ringrazio per la scelta di aver scritto e pubblicato un romanzo di media lunghezza, sulle 120 pagine, e per non aver dato il via alle solite Megalogie da ottantordici tomi composti da ottantordicimila pagine l'uno, che tanto sembrano appassionare i novelli scrittori ma che spesso tanto poco regalano ai lettori.
Il genere si pone sul fantasy futuristico, o ancora meglio sul distopico a sfondo horror, oppure no, qualcosa di ancora più profondo, come la ricerca dell'umano attraverso il paranormale.
Sembra difficile e un po' lo è, il romanzo stesso - seppur breve - non è per tutti. Può confondere, forse confonde volutamente, racconta e mostra il nostro mondo in una distopia "post terza guerra mondiale" che ha cambiato i confini della nostra Italia (ma anche nel resto del mondo) scaturita questa da un male (oltre a quello umano) presentato in una forma eterea e tangibile nello stesso piano fisico e dimensionale: l'orrore.
L'orrore è parte della trama e soggetto da cui parte l'idea; l'orrore, le bestie, sono il sostentamento della famiglia protagonista della storia, ma non solo. Perché se il fenomeno paranormale in sé - la parte fantastica quindi - è parte della trama e ne tesse le fila, dalla parte opposta esiste una storia parallela che non è propriamente una sottotrama, ma trova la stessa importanza del genere a cui il romanzo fa riferimento.
Abbiamo una famiglia all'interno del mondo distopico/horror/fantastico, abbiamo persone che sono un po' soldati, un po' esorcisti, un po' medium. E cosa fanno oltre ad essere i protagonisti? Risolvono problemi. In una storia del genere ci si aspetta molta azione, crudeltà, il rapido susseguirsi di eventi fino ad un classico "scontro finale": tutto questo è presente, funziona, ma come detto in precedenza non è il solo elemento che muove la storia, perché divide la scena con il lato umano.
A mio avviso l'elemento di maggiore impatto nell'opera è lo stile, e in questo l'autore è riuscito a stupirmi: quando in precedenza ho scritto che il libro "sembra difficile" e "non è per tutti", lo intendevo riferito appunto allo stile, al modo in cui l'Antinucci ha deciso di presentarci la sua opera, che è degna di attenzione. L'autore dà piena fiducia al suo lettore, non lo prende per mano accompagnandolo nella storia, ma lo scaraventa dentro con uno spintone: l'uso limitato (o quasi assente) di avverbi, dialoghi molto spesso (e volutamente) sprovvisti dei dialogue tag, descrizioni potenti, rapide e appena accennate, cambi repentini di scena e di attori, narrazione che varia dal tempo passato al presente in occasione di scene che necessitano della giusta enfasi. Non è un libro per lettori pigri, non è nemmeno un libro per chi legge una volta l'anno. L'autore ci mette alla prova: dice tutto ma spiega solo alcune cose, come succede nel mondo reale - nella vita - fa parlare i dettagli, sposta il baricentro della narrazione da un posto all'altro o da un concetto all'altro con grande maestria e senza avvertire. Ho apprezzato lo stile fino ad amarlo visceralmente, perché incentra il testo sulla storia, sul mondo distopico su cui è basata, sui personaggi all'interno senza dare importanza all'autore sul proprio (e spesso inutile) punto di vista, lasciando invece al lettore gli strumenti (non sempre immediati) per creare il proprio.
In definitiva, e per quanto detto fin'ora, "Cacciatori di Morte" è il mio romanzo ideale? Forse non del tutto.
Se proprio devo muovere una critica, o un appunto, lo farei nei confronti della frase che ho inserito al principio della recensione: "la ricerca dell'umano attraverso il paranormale". Parlo di quel lato umano, personale, con il quale la fantasia divide la scena nel romanzo. Non è certo un male come idea, ma secondo me i molti (troppi?) e a volte inaspettati flashback, che scavano nell'intimo dei protagonisti e del loro mondo, rallentano e spezzano inevitabilmente la trama principale nonostante lo stile rapido e incisivo. Niente di troppo grave però, perché si riesce comunque a tenere le fila di ogni singolo evento.
In conclusione ho apprezzato il romanzo sotto molti punti di vista e non posso fare a meno di consigliarne la lettura.
_EOT
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